Un altro importante passo avanti nel cammino che avvicina i cattolici e gli ortodossi. Le strade parallele tra le due Chiese sembrano quasi convergere nel segno di un nuovo ecumenismo che traspare dalle parole del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, in visita a Bari per la prima volta dopo 25 anni dalla sua intronizzazione. Una "due giorni" storica in occasione della festa di San Nicola, il santo ecumenico, il santo delle genti le cui reliquie sono custodite nella basilica, cuore spirituale pulsante del borgo antico, da sempre ponte verso l’Oriente.
Anche papa Francesco, che ha incontrato il primo dei vescovi ortodossi – al secolo Dimitrios Archontonis – sull’isola di Lesbo il 16 aprile scorso, attraverso un suo messaggio personale ha voluto rimarcare l’alto significato religioso dell’evento: «Desidero unirmi spiritualmente al carissimo fratello Bartolomeo nella venerazione del Santo Vescovo di Myra, Nicola, affidando alla intercessione di questo Pastore tanto amato in Oriente e in Occidente la nostra preghiera per il desiderato raggiungimento della piena unità dei cristiani».
Bartolomeo I – che ha partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese alla presenza di monsignor Francesco Cacucci arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto, del priore-rettore della Basilica di San Nicola, Ciro Capotosto e delle autorità ecclesiastiche e istituzionali – ha tenuto la Lectio Magistralis improntata sul dialogo. «Se siamo riconciliati con Dio per mezzo di Gesù Cristo, intimi con lui, percepiamo i fratelli come coloro che ci appartengono, che condividono la nostra stessa origine trinitaria camminando verso la stessa meta che è Cristo che ricapìtola tutto in sé. L’Amore Trinitario ci rende persone in relazione, soggetti comunionali capaci di agire e pensare che la pace sgorga dal dialogo e che il dialogo porta all’unità».
Nel cuore e nell’anima c’è sempre un anelito di speranza per costruire un mondo incentrato sulla fratellanza e sull’amore verso il prossimo. «In questo spirito di riconoscimento della necessità di una testimonianza e di una disponibilità, la Chiesa Ortodossa ha sempre attribuito grande importanza al dialogo, e in particolare a quello con i cristiani non ortodossi», ha sottolineato il Patriarca. «Frutti di comunione sono stati raccolti e si raccolgono in questa terra di Puglia, bagnata dal Mar Adriatico e dal Mar Ionio, aperti sul grande Mare Nostrum, il mare tra le terre, il Mediterraneo. E oggi ci chiediamo come dare attuazione alle proposte umane e sociali del Grande Concilio della Chiesa Ortodossa e come alimentare i principi di dialogo, amore e pace, in un mondo sconvolto e davanti a un mare che è diventato la tomba di tanti fratelli e sorelle che sognavano una vita migliore. Bisogna che la giustizia sociale e la giustizia tra le nazioni prevalga sui meri interessi della economia mondiale e della globalizzazione più sfrenata, così da porre fine a migrazioni incontrollate. Nessuno lascia piacevolmente il proprio focolare domestico se non è proprio incalzato dalle necessità o dalla violenza. Allo stesso tempo ci vuole una economia di comunione che sappia accogliere, senza creare il malcontento sociale nei Paesi ospitanti».
Bartolomeo I ha ricevuto il “premio San Nicola”, il riconoscimento che la Facoltà Teologica Pugliese assegna ai rappresentanti della chiesa cattolica e ortodossa per il loro impegno nella promozione dell’unità della Chiesa. Durante la sua visita pastorale a Bari il 26 febbraio 1984, Papa Giovanni Paolo II, pellegrino ecumenico, in segno profetico di comunione con la chiesa sorella ortodossa, volle alimentare la lampada insieme al rappresentante del Patriarcato Ecumenico, il metropolita Konstantinidis.
Bartolomeo I ha pregato a lungo sulla tomba di san Nicola. Poi ha presieduto i vespri nella chiesa del Sacro Cuore, nel quartiere più moderno al centro di Bari, che monsignor Cacucci ha consegnato simbolicamente al Metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta per dare alla comunità ortodossa greca la possibilità di celebrare decorosamente la divina liturgia. Ogni anno nel capoluogo pugliese, migliaia di pellegrini ortodossi provenienti da tutto il mondo passano in pellegrinaggio accanto alla cripta del Santo per pregare e ottenere grazie, una devozione comune che unisce tutti in un abbraccio davanti all’altare di Dio. «Mira e Bari, Oriente e Occidente sono spiritualmente legati attraverso San Nicola la cui devozione ha varcato tutti i confini degli uomini», ha dichiarato il Patriarca di Costantinopoli.
Nel giorno della solennità del Santo Patrono di Bari, Bartolomeo I ha partecipato nella basilica gremita di fedeli alla concelebrazione eucaristica. Poi è sceso giù in cripta per venerare le reliquie del Santo. Le due Chiese che s’incontrano per continuare l’opera di avvicinamento: «Se tutti i soggetti interessati sapranno accettare con coraggio la giustizia, la libertà, e la verità come pilastri della pace e se le religioni sapranno creare ponti tra individui, popoli e culture, allora potremmo essere ancora segno di speranza per l’umanità», ha concluso Bartolomeo I. «Solo così Adriatico e Ionio, Puglia e Italia e le altre sponde dei nostri mari torneranno a essere luoghi di comunione per tutti».
Infine, l’atteso discorso proferito durante la Santa Messa. «In questi giorni abbiamo visitato molte parti della vostra regione e ci siamo rallegrati del successo di questo laborioso popolo, della sua ospitalità abramitica e della sua fervente fede cristiana, riscontrabile in tutte le attività religiose e sociali della sua Chiesa. La vocazione ecumenica e lo stile ospitale di questa terra, lambita dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio, ha fatto sì che essa sia terra di accoglienza, nel passato come nel presente».
Il pensiero commosso di Bartolomeo I è andato ai profughi e ai migranti che attraversano il mare, dove a volte c’è chi perde la vita. «Come cristiani non restiamo indifferenti a questo grido di dolore, ma allo stesso tempo non possiamo tacere davanti allo scandalo delle mercificazione dell’essere umano, del fondamentalismo religioso che pretende di agire nel nome di Dio, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del depauperamento delle risorse naturali a vantaggio di pochi e a svantaggio di molti, soprattutto dei più poveri. Per questo abbiamo alzato il grido assieme al nostro amato papa Francesco dall’Isola di Lesbo verso tutti i potenti della terra, verso coloro che hanno in mano le sorti dell’umanità, e continuiamo a farlo nel nome di Dio, Padre onnipotente e Padre misericordioso».
Le parole conclusive del Patriarca indicano una traccia indelebile dal grande significato ecumenico: «Siamo giunti anche noi come pellegrini presso la tomba di San Nicola per invocare la sua intercessione, la sua preghiera ed il suo sostegno alla nostra missione patriarcale per i 25 anni di servizio all’unità della Chiesa sul trono di Sant’Andrea, ma anche per essere forti testimoni della necessità dell’incontro dei discepoli di Cristo, affinché il mondo creda, e noi possiamo in un giorno non lontano spezzare insieme il pane di vita e bere al calice della salvezza».