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mercoledì 18 settembre 2024
 
 

Perché Al Qaeda non è mai morta

18/01/2014  Dato molto tempo fa per sconfitto, il gruppo terrorista ha approfittato degli errori vecchi e nuovi degli Usa. Chi lo appoggia e lo finanzia oggi.

Miliziani qaedisti in azione in Iraq (Reuters).
Miliziani qaedisti in azione in Iraq (Reuters).

Ma non era finita una tragica leggenda del passato? Invece oggi il nome Al Qaeda risuona, potente e temuto, dalla Siria all'Iraq, dallo Yemen alla Libia, per non parlare dell'Africa. Nel Caucaso un po' meno, perché lì le questioni regionali hanno il sopravvento, ma il profumo del qaedismo comunque si sente. E in Libano Al Qaeda sta pian piano esportando la strategia dei kamikaze.

Perché facciamo tanta fatica ad ammettere che, a dispetto di tanti proclami e di una "lotta al terrorismo" per cui non abbiamo mai smesso di spendere miliardi su miliardi, che non solo Al Qaeda è risorta ma, piuttosto, non è mai morta? La nostra impotenza ha due ragioni fondamentali. La prima sta negli errori del passato. L'invasione dell'Afghanistan, checché ne dicano i detrattori degli Usa e della Nato, aveva una sua logica proprio rispetto alla "guerra al terrore": era lì che si annidava Osama bin Laden, erano lì i campi di addestramento dei terroristi, era l'Afghanistan (che aveva comunque una struttura statale, e come Stato era riconosciuto da Paesi non secondari come il Pakistan e  l'Arabia Saudita) a fornire ad Al Qaeda un decisivo supporto.

Ma 
l'invasione dell'Iraq fu una colossale e sanguinosa sciocchezza, motivata con la "guerra al terrore" (a dispetto del fatto che nulla legasse Saddam Hussein agli attentatori delle Torri Gemelle) ma generata da ben altri ragioni, e non a caso si è trasformata in quel che vediamo tutti i giorni nel Tg: un continuo massacro di innocenti, con la possibilità che il Paese vada definitivamente in pezzi.

Ma gli errori del passato potrebbero anche essere corretti o attenuati, se non continuassimo a prender per buona una "narrazione" della situazione che ha ben poca corrispondenza con la realtà. Ce la raccontiamo come se Osama non fosse mai morto. E non ci chiediamo più, banalmente, che cos'è oggi Al Qaeda, che cosa vuole, chi la comanda. 

Il Medio Oriente è un serbatoio vasto di estremisti, fanatici, giovani corruttibili con idee di morte e distruzione. Ma chi va in cerca dei soggetti adatti? Chi li arruola? Chi li addestra? Chi li paga? Chi mantiene le loro famiglie dopo che si sono fatti saltare in aria? Chi gli dà le automobili e l'esplosivo? Chi sceglie i bersagli? Saremmo d'accordo, spero, che anche queste cose hanno bisogno di qualcuno che ci pensi. E di qualcuno che le finanzi. Perché non se ne parla più?

La propaganda Usa e i suoi trombettieri non ne parlano come qualche anno fa perché non vogliono che se ne parli. Perché sanno benissimo come e dove nascono le nuove fortune di Al Qaeda. Perché non vogliono provocare una rottura drammatica con alleati potenti di zone strategiche del mondo. Anche se il lento ma progressivo "distacco" della Casa Bianca dall'Arabia Saudita e dai reami del Golfo offre molti spunti alla riflessione.

 
 
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