Caro direttore, sono un abbonato a Famiglia Cristiana (e a Jesus) e mi chiedo spesso perché un Papa come Francesco sia osteggiato da una parte del mondo cattolico: lo è solo perché vorrebbe una Chiesa non di vertice ma protesa verso i bisogni dell’uomo, che stia in mezzo alla gente comune e non chiusa tra quattro mura, inaccessibile ai più? Perché per lui il Vangelo viene prima del Papa, dei cardinali, dei vescovi, del diritto canonico? Perché non predica un cattolicesimo “muscolare” e non condanna, in quanto ritiene che «Deus Caritas est»? Perché non identifica nostro Signore con il potere, con la ricchezza, con gli onori mondani ma ci ricorda, al contrario, le Sue parole: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti»? Perché ci ricorda che le pagine fondamentali del Vangelo sono il “Discorso della montagna” e il “Giudizio finale”?
Mi sembra difficile che i motivi possano essere questi, tenuto conto che non c’è assolutamente nulla in questa predicazione che possa ritenersi non in linea con il Vangelo. Allora perché lo avversano? Probabilmente perché c’è una parte del mondo cattolico che crede che la “vera” Chiesa sia quella del passato, forgiata dal Concilio di Trento e dal Vaticano I per la quale, per esempio, la libertà era una iattura, i giudei “perfidi”, le donne inaffidabili, la scienza un pericolo, le dittature, purché cattoliche, un accettabile sistema di governo; la Chiesa che, ancora a metà ʼ800, sosteneva che «la schiavitù, di per sé, non ripugna affatto né al diritto naturale né al diritto divino», quella che ha sempre ritenuto la libertà di coscienza «errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato», quella che ha dato sì tanti esempi positivi ma anche negativi, tanto negativi da convincere san Giovanni Paolo II a chiedere, il 12 marzo 2000, pubblicamente perdono per i peccati commessi nei secoli.
Secondo questa tipologia di cattolici, in effetti, la crisi nella Chiesa non nascerebbe con papa Francesco – che l’avrebbe però acuita – ma risalirebbe al Concilio, per cui evidentemente si colpisce il Pontefice – inviso anche per il suo impegno evangelico per i poveri, per i migranti, per la sua accentuazione sulla Misericordia divina – per riportare la Chiesa alle posizioni preconciliari; e per questi “cattolici senza se e senza ma” dell’influsso negativo del Concilio avrebbero, in varia misura, risentito tutti i Papi che hanno occupato la Cattedra di Pietro da Giovanni XXIII in poi. Per i tradizionalisti tutta la Chiesa attuale sarebbe quindi in errore perché “modernista”. Colpire Francesco è la strategia per colpire il Vaticano II.
Per il Papa, interprete del Concilio, è l’orizzonte missionario, segnato dalla misericordia di Dio, che deve guidare la presenza del cristiano nel mondo odierno; per i tradizionalisti, al contrario, è la nuda riaffermazione del dogma, nella sua adamantina purezza, che deve orientare una presenza militante che vede nel mondo odierno solamente l’avversario di una lotta senza fine; per loro, la testimonianza non è compassione e misericordia: la vera testimonianza è conflitto, combattimento, contrasto feroce tra identità incomponibili, estranee. Per Francesco la Chiesa dovrebbe essere come “la fontana del villaggio”, come diceva Giovanni XXIII, che dona la sua acqua a tutti; per i tradizionalisti la Chiesa, invece, deve sentirsi una “cittadella assediata”, in lotta perenne con i “nemici”.
Grazie per l’attenzione e un sincero augurio per la nostra bella rivista, che sta offrendo da tempo una significativa testimonianza cristiana; a tal proposito mi sembra opportuno da parte mia sottoscrivere un abbonamento dono perché è un utilissimo strumento di evangelizzazione. Affettuosi saluti,
LUCIO CROCE
Grazie per questa riflessione, e anche per il concreto sostegno. Come tu metti bene in rilievo, uno dei problemi fondamentali è proprio l’accoglienza del Concilio Vaticano II. Che a poco più di 50 anni dalla sua conclusione andrebbe senz’altro riscoperto, soprattutto dalle nuove generazioni, insieme al magistero degli ultimi Papi, da san Giovanni XXIII a Paolo VI, che sarà canonizzato tra pochi giorni, dal venerabile Giovanni Paolo I a san Giovanni Paolo II. Fino al Papa emerito Benedetto XVI e a papa Francesco.
Le tue considerazioni, caro Lucio, mi sembrano comunque un po’ troppo polarizzate e possono dare l’impressione che la vera Chiesa sia solo quella postconciliare. Ci sono invece, io credo, molte più sfumature e comunque la comunità cristiana è sempre in cammino verso la verità tutta intera, guidata dallo Spirito Santo. La Chiesa di oggi è dunque in continuità con quella dei secoli passati. E anche oggi non mancano i motivi per chiedere perdono. Come ha fatto lo stesso papa Francesco per l’orrendo crimine della pedofilia nella recente Lettera al popolo di Dio.
Perché Francesco è tanto osteggiato proprio all’interno del mondo cattolico? L’ostilità non è mancata nemmeno agli altri Pontefici, ma oggi è più accentuata perché i mezzi per diffonderla sono più pervasivi e raggiungono più facilmente i singoli fedeli. C’è da dire, poi, come tu stesso sottolinei, che il costante richiamo di Francesco al cuore del Vangelo ci mette tutti in discussione. Ed è giusto che sia così, perché essere cristiani è ben di più di un dato sociologico, di una pratica religiosa, di una corretta dottrina. È essere di Cristo, avere Gesù come centro della nostra vita, vivere un dialogo intimo e personale con lui che non ci chiude in noi stessi ma ci apre agli altri come fratelli, come comunità.
Mi ha molto colpito, a questo proposito, l’invito del Papa a pregare il Rosario in questo mese di ottobre chiedendo l’intercessione della Madre di Dio e di san Michele arcangelo affinché protegga la Chiesa dal diavolo, «che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi». È proprio questo che cerca di fare il nemico di Dio e del genere umano: dividere, accusare. Il senso dell’appello di Francesco è però duplice, la preghiera perché prevalga sempre l’unità, la comunione, e quella affinché la Chiesa sia «sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato, e impegnata a combattere senza nessuna esitazione affinché il male non prevalga».
(foto in alto: Reuters)