Vorrei chiederle un parere su una questione che, come insegnante di scuola superiore, mi interpella. Mi sembra che i ragazzi siano disabituati alla lettura. Leggere è un’azione complessa, perché richiede pazienza, impegno, ma dà in cambio capacità di immaginare mondi nuovi, situazioni di vita insolite. Detto in poche parole, e in base alla mia esperienza di lettore e di docente, stimola la fantasia, alimenta la capacità di capire più in profondità gli esseri umani, sviluppa lo spirito critico. Temo invece che i ragazzi si fermino alle fantasie “prefabbricate” offerte dai vari social o dai videogiochi. Che cosa ne pensa?
ENRICO
— Caro Enrico, se ripenso ai miei lontani anni dell’adolescenza e della giovinezza, non ricordo grandi lettori tra i miei compagni di scuola e i miei amici, soprattutto tra noi maschi. Le ragazze erano un po’ più inclini ai libri, ma con moderazione. Certo, c’erano compagni e compagne che trascorrevano il tempo libero leggendo e spesso erano persone che avevano anche un buon rapporto con i libri di scuola. Ma tutto questo valeva anche per gli adulti: più facilmente si potevano vedere immersi nella lettura di un quotidiano o di una rivista, più difficilmente con un libro in mano.
I dati di oggi, rintracciabili su internet, ci parlano invece di un mercato dinamico, tornato ai livelli pre Covid e che anzi ha beneficiato, per il segmento degli adolescenti e giovani, di un incremento delle letture proprio a causa della pandemia. Anzi, malgrado la denatalità, è il settore dell’editoria per bambini e ragazzi a essere di traino. Ed è una tendenza in atto da almeno un decennio, stando ai dati dall’Associazione Italiana Editori. I lettori giovani sono sempre di meno, ma leggono di più: molto fantasy,avventura, fumetti. Certo, magari leggono anche libri scritti da youtuber, ma non sono in questo molto differenti dagli adulti che leggono libri di calciatori o di personaggi televisivi.
Se si vuole che i ragazzi leggano, credo che in primo luogo conti l’esempio degli adulti; ma subito dopo, l’idea che la lettura non debba essere un compito “morale”, ma un piacere, e che di questo piacere si possa anche parlare liberamente, come di ogni altra attività che si condivide in famiglia. Non per insegnare, o fare la predica sul valore della lettura, ma perché è sentita come un’attività interessante e stimolante. E la scuola deve intercettare queste aperture di credito dei ragazzi alla parola stampata: accanto al confronto con i classici (che però è sempre faticoso, in quanto nati in contesti lontani, e richiedono quindi mediazioni culturali complesse), occorre dare spazio a una narrativa più vicina ai ragazzi. Evitando, a mio parere, il rischio di pesantezza con la proposta di libri impegnati, che insegnino qualcosa, legati ai contenuti di cronaca. Quindi guerra, migranti, criminalità organizzata, sfruttamento dei bambini... La lettura deve essere innanzi tutto un piacere, perché è un’avventura conoscitiva, prima che una testimonianza. Avviciniamo i ragazzi alla lettura con proposte affini al loro modo di pensare e di essere e ai loro desideri