È comprensibile che si rimanga imbarazzati – come succede al nostro lettore – dall’evidente “ingiustizia” retributiva compiuta dal padrone; d’altra parte questa prassi del padrone difficilmente sarebbe applicabile al mercato del lavoro o alle leggi dell’economia. Ma tale sconcerto, che è lo stesso degli operai della prima ora, è previsto dal parabolista ed è intenzionale. Ciò che la parabola vuole dire è che nel Regno di Dio tutti quelli che accetteranno di “lavorarvi” – non importa da quando hanno cominciato – saranno tutti “primi”, riceveranno cioè il massimo in dono: il Regno di Dio in pienezza (a tutti “un denaro” intero e non una sua parte). I primi destinatari di questa verità squisitamente evangelica e scomodante sono coloro che pensano di avere dei meriti particolari, che si sentono migliori di altri, invidiosi se altri ricevono dei doni, fino a protestare contro il Donatore semplicemente perché Egli è buono.