Dobbiamo imparare a usare l’analogia per interpretare correttamente espressioni come questa della nostra figliolanza rispetto a Dio. C’è infatti un essere figli che viene dall’essere creati, per cui Dio è padre di tutti, perché da lui noi tutti siamo stati creati. Questa verità veniva già affermata sia in ambito pagano, dove per esempio leggiamo che «Zeus è padre degli uomini e degli dei», sia in quello ebraico, dove Dio considera e tratta il suo popolo come un padre i suoi figli. Con la venuta del Figlio siamo chiamati a diventare figli in Lui, quindi, tramite la grazia, a incorporarci nella Chiesa, che è la comunità dei figli di Dio, non in senso esclusivo, ma inclusivo. Questa appartenenza non deve suscitare in noi sentimenti di superiorità o di disprezzo verso coloro che non hanno ricevuto il Battesimo, ma portarci a riscoprire la nostra e la loro natura creaturale e a vivere nella solidarietà con tutto il genere umano, della cui unità la Chiesa è segno.