Che il Trentino goda di ampi margini di autodeterminazione, proprio per la sua caratteristica di Provincia autonoma, è risaputo. Che il tenore di vita dei suoi abitanti e il sistema di welfare di cui godono siano superiori alla media di molte altre regioni, altrettanto. Sbaglieremmo però, soprattutto in questo giorni in cui ferve il dibattito sul crollo della natalità nel nostro Paese, e conseguentemente sul cosa fare per le famiglie, se ci limitassimo a provare un po’ di ammirazione mista ad invidia per questi nostri conterranei.
In realtà, è proprio vero che le famiglie trentine stanno mediamente meglio di quelle del resto d’Italia, ma è altrettanto vero che questa loro condizione se la sono ampiamente meritata. Da oltre un decennio, infatti, la Provincia ha messo in campo una task force, chiamata poi dal 2011 Agenzia Provinciale per la Famiglia, che risponde direttamente al Presidente, e che si è mossa esattamente al contrario di come normalmente in Italia vengono (mal) gestite le politiche familiari. Partendo, cioè, non dal disagio, dalle emergenze, dalle situazioni di povertà per cercare di metterci una pezza, bensì avendo come stella polare la promozione del benessere delle famiglie, di tutte le famiglie, e non solo di quelle che “non ce la fanno”.
È quanto emerge dal “Dossier politiche familiari 2016” presentato ieri presso Famiglia Cristiana dal dottor Luciano Malfer, direttore dell’Agenzia, alla presenza di Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, e del direttore don Antonio Sciortino (il dossier è consultabile on line www.trentinofamiglia.it/Attualita/Archivio-2012/Giugno/DOSSIER-POLITICHE-FAMILIARI), e richiedibile in versione cartacea presso lo Sportello famiglia della Provincia). Infatti, accanto ad interventi monetari, come l’assegno regionale al nucleo familiare, i contributi alle famiglie numerose, i prestiti sull’onore e numerosi altri, l’Agenzia ha messo in campo uno sforzo enorme per cercare di coinvolgere tutti gli attori del territorio – enti locali, imprese, associazioni, volontariato, cooperative, operatori turistici, ecc. – sul tema dei servizi (sia per la prima infanzia che per ragazzi e giovani), della conciliazione famiglia-lavoro, dell’accoglienza familiare, della promozione di una cultura autenticamente promozionale del valore sociale della famiglia.
La presentazione del "Dossier politiche familiari 2016" avvenuta a Milano presso la sede di Famiglia Cristiana
Sono nati così il marchio Family in Trentino, rilasciato dall’Agenzia a tutte quelle realtà – private e pubbliche – che rispettano determinati standard familiari nelle loro attività; i Distretti famiglia, per calibrare gli interventi sulle caratteristiche specifiche di ogni porzione del territorio provinciale, valle dopo valle; lo standard Family Audit, rilasciato alle imprese che intendono certificare il loro impegno a gestire le risorse umane in modo rispettoso dei ritmi di vita familiare; tante iniziative culturali come il Festival della famiglia o la Convention dei Comuni amici della famiglia; iniziative di grande creatività, come ad esempio le baby little home, minuscole casette in legno posizionate sui percorsi turistici più frequentati, attrezzate di tutto punto per consentire ai genitori di allattare o cambiare e lavare i bimbi piccoli.
I risultati di questo lavoro si vedono, e dovrebbero far riflettere i nostri politici, se volessero davvero dare una risposta alla drammatica situazione della denatalità. Infatti, se il numero medio di figli per donna in Italia è sceso all’1,35, in Trentino siamo a 1,64; se il tasso di natalità in Italia è di 8 nascite ogni mille abitanti, in Trentino siamo a 9; se tra il 2008 e il 2014 i matrimoni in Italia sono calati del 3,8%, in Trentino sono rimasti sostanzialmente stabili.
Un modello positivo, che davvero occorrerebbe studiare per cercare di applicarlo al resto d’Italia. Perché non regge più di tanto neppure la (scontata) obiezione di chi cerca alibi invece che soluzioni: «Ma in Trentino hanno i soldi!». È vero, ma a parte il fatto che non sono l’unica regione autonoma, gran parte delle iniziative create dall’Agenzia non solo sono a costo zero, o usano le stesse risorse delle altre regioni, ma fanno addirittura guadagnare. Un semplice esempio: nelle aziende che hanno adottato il protocollo di flessibilità a favore dei ritmi familiari per il proprio personale proposto dall’Agenzia, sono calate le ore di straordinario e le giornate di assenza per malattia, con grande beneficio per le aziende stesse. Promuovere la famiglia non è un’operazione in perdita: fa guadagnare. E guadagniamo tutti, non solo le famiglie!