Egregio direttore, sto uscendo da due tristi esperienze di coppia, entrambe con un matrimonio in vista, preparato ma mai celebrato… per varie ragioni e responsabilità! Sto cercando, da persona sola, di riprendere in mano la mia vita e riflettere su quanto mi è accaduto. Sto cercando di ricominciare a vivere e di poter fare una qualche vita sociale, anche per conoscere nuova gente, condividere, riflettere, pregare… e sto notando come né le parrocchie né altre istituzioni ecclesiastiche stiano facendo nulla per le persone adulte sole o single! Ci sono solo corsi per fidanzati, feste della famiglia con Messe riservate a coppie sposate, per futuri sposi e genitori, convegni e riunioni per coppie di fidanzati e/o di sposi, a cui aggiungiamo attività per gruppi giovani con limite di età 25-30 anni, catechismo per bambini o per soli adulti cresimandi, intrattenimenti per anziani… E noi giovani adulti e single? Forse è meglio che ce ne stiamo a casa! Forse non facciamo parte della comunità cristiana! Eppure quanto potremmo dare e amare! La parrocchia non è un’agenzia matrimoniale, è vero, quindi non si chiede di organizzare saloni da tè e feste d’incontri, ma di trovare modi e soluzioni per coinvolgere nelle varie attività anche chi è solo e non farlo sentire inutile solo perché non ha ancora… l’anima gemella, o perché non rientra più nell’età del gruppo giovani, è cresimato e non è ancora anziano! E si pensi anche, in vista del prossimo Sinodo, a quanto, noi soli, potremmo fare per promuovere la famiglia diventando anche noi famiglie!
Annalisa, Roma
Cara Annalisa, pubblico buona parte della tua lettera perché esprime sentimenti profondi comuni anche ad altri. Mi colpisce in particolare il disagio che provi a causa della solitudine in cui ti trovi e della scarsa attenzione da parte della Chiesa. Prima di tutto, però, ti invito a non scoraggiarti e ad avere sempre fiducia nel Signore. Da parte mia ti ricordo nella preghiera e invito anche i nostri lettori a farlo.
Il tema dei single nella Chiesa è molto attuale e un po’ trascurato dalla pastorale. In parrocchia, infatti, si organizzano incontri per fidanzati, famiglie, genitori, ragazzi, anziani: insomma, per tante categorie di persone, ma non per i semplici cristiani. In realtà i single non sono una categoria dai contorni così netti: si può esserlo per sempre o solo per brevi periodi della vita; ci sono single diventati tali dopo una storia andata male e single per scelta. Per questo mi sembra importante da una parte offrire catechesi, incontri ai cristiani in quanto tali e, dall’altra parte, partecipare alla vita della parrocchia, delle associazioni e dei movimenti ecclesiali semplicemente come cristiani. È a partire da qui che tutti si possono sentire parte della Chiesa: in fondo, la principale chiamata da parte di Dio, dopo quella alla vita, è ad essere cristiani. Ci sono poi vocazioni specifiche alla famiglia, al sacerdozio, alla vita consacrata, ma la prima vocazione è a essere e vivere da cristiani. È una chiamata alla santità che riguarda tutti: si tratta di fare della propria vita un dono, una manifestazione dell’amore che ci unisce a Cristo come i tralci alla vite per portare frutti di bene. Esistono comunque iniziative in ambito ecclesiale a favore dei single, ad esempio l’associazione Cantico dei cantici (www.canticodeicantici.com), di cui abbiamo parlato anche su Credere (n. 40 del 2014).