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mercoledì 19 marzo 2025
 
Le materie scientifiche
 

Perché le discipline Stem a scuola sono così importanti?

01/06/2022  «Sono un insegnante in pensione da qualche anno, ma ho sentito tanto parlare delle discipline Stem e della grande importanza che esse avrebbero proprio per un rilancio della nostra scuola. A me non è chiaro come possano davvero essere da sole la soluzione del problema...»

Sono un insegnante in pensione da qualche anno, quindi ho perso un po’ il contatto con la realtà scolastica anche se cerco di tenermi informato leggendo i quotidiani. Ultimamente ho letto e sentito parlare sempre più spesso delle discipline Stem della grande importanza che esse avrebbero proprio per un rilancio della nostra scuola. Onestamente non mi è molto chiaro di che si tratti e di come possano davvero essere da sole la soluzione del problema. Mi farebbe piacere sapere la sua opinione. GIANCARLO

— Caro Giancarlo, con grande piacere mi soffermo a ragionare con te sulla questione. Prima di tutto partiamo dall’acronimo Stem che, come tutti gli acronimi, anglosassone oltretutto in questo caso, non è un gran che bello e può generare dubbi e confusione. Quindi, Stem sta per Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, cioè tutto quel gruppo di materie che afferisce all’area scientifica delle discipline scolastiche e, come anche ricordato dal Piano nazionale ripresa e resilienza, riveste una grande importanza per la crescita della persona durante gli anni scolastici, oltre ad avere un’importante ricaduta sullo sviluppo del Paese.

Queste discipline, però, vanno ripensate nel loro insegnamento in una nuova ottica avvalendosi di un metodo diverso in grado se non di superare le lezioni frontali, di affiancarsi a esse. L’approccio dovrebbe essere quello laboratoriale e cooperativo, capace di risvegliare la creatività e la curiosità degli studenti attraverso il fare “scienza” e non subirla come spesso accade nelle aule scolastiche. Un approccio diverso che dovrebbe accendere passioni e far pensare come meno inaccessibili i contenuti scientifici, l’attitudine al pensiero logico e computazionale, la risoluzione di problemi più o meno complessi, aiutandoli così a leggere e comprendere il funzionamento del mondo in cui vivono.

Ed effettivamente nel Piano nazionale di ripresa e resilienza larga parte è dedicata a come raggiungere questi obiettivi anche in una chiave che porti i ragazzi ad avere dei risultati migliori nell’area scientifica, oltre che a renderli non solo semplici fruitori dei dispositivi informatici ma anche padroni dei mezzi che usano e quindi della loro programmazione.

Tanto che è previsto, sempre dal Pnnr, l’introduzione di un corso obbligatorio di coding per tutti gli studenti nell’arco del loro ciclo di studio. Sarà vera rivoluzione? Non so dirtelo, caro Giancarlo; come te ho visto e sentito nel corso della mia carriera tanti dibattiti e tanti tentativi di cambiare il mondo dell’insegnamento, ora almeno sembra che i fondi per farlo ci siano, incrociamo le dita e speriamo

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