Sono un’insegnante di un istituto secondario paritario a prevalenza femminile. La maggior parte delle mie allieve, con più o meno fatica, riescono a stare al passo. A volte però incontro ragazze che mi preoccupano molto perché sembrano senza desideri né passioni. Come possono ragazze di 15 o 17 anni trascinare la loro vita, sopravvivere più che vivere? In genere vengono a scuola, sia pure con fatica: i genitori poi ci dicono che ogni mattina è una lotta per farle scendere dal letto. Spesso frequentano poche compagne e sembrano piuttosto isolate; alcune hanno magari un ragazzo con cui passano tutto il loro tempo. Una ragazza tra queste mi ha fatto ascoltare qualche giorno fa delle canzoni terribili, nei cui testi c’è solo violenza e vuoto, che secondo me le riempiono la testa di pensieri tristi. Ho il fondato sospetto che fumi “erba”, e non solo occasionalmente. Mi sembra di vedere in lei altre mie allieve, che mi mettono tanta tristezza. SUOR OTTAVIA
— Cara suor Ottavia, provare a condividere con queste ragazze la loro tristezza è un buon punto di partenza. Perché ragazze così hanno bisogno di qualcuno che, non giudicandole, non abbia paura di stare per un po’ insieme a loro nel cono d’ombra in cui vivono, nel vuoto che le attanaglia. E che cercano di riempire con le sensazioni forti evocate da questi testi crudi, dove si mescolano rabbia, impotenza, ricerca di un amore ideale e irreale, senso di rivolta. Oppure provano ad anestetizzare con il “fumo”, che fa scivolare addosso i pensieri e intanto le fa sentire grandi e “sgamate”. Stare con loro nel vuoto per potere poi cercare insieme a loro qualcosa che lo riempia in modo più soddisfacente.
Non però come adulti che calano le risposte dall’alto e quindi sono poco interessanti. In prima battuta, non dobbiamo essere noi a fare le proposte. Prima, stando con loro, possiamo aiutarle a riconoscere che questo senso di vuoto nasconde in realtà una ricerca più profonda di un “cibo” che non solo riempia la testa (come le canzoni tristi, gli amori fragili o le sostanze che anestetizzano), ma anche che la nutra. Che offra alla mente, e al corpo, alimenti per crescere davvero.
Solo allora è il momento per fare qualche proposta: esperienze forti che consentano di sentirsi davvero sazie, cioè soddisfatte, per quello che hanno fatto. Può essere un’attività sportiva, come un’ascensione o un’arrampicata. Può essere una visita o una permanenza in una struttura di accoglienza o di supporto a persone, magari ragazze, in situazione di svantaggio o di difficoltà. Può essere una proposta di attività creative ed espressive, come il teatro o la danza, con persone esperte e appassionate. Queste ragazze, apparentemente preda del vuoto, ci dicono una fame di qualcosa che nella nostra quotidianità un po’ vacua non si trova. Una fame di vita vera. Per riprendere il contatto con la realtà e magari scoprire dentro di sé delle qualità che non sanno ancora di possedere.