Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 12 novembre 2024
 
 

Ma studiare è anche una passione

13/12/2014  Sembra il dramma di molti studenti. Fare i compiti a casa è un impegno non proprio facile da assumere. Ma è molto utile perché insegna l'organizzazione, il misurare le proprie capacità e il relazionarsi con gli adulti.

Sembra il dramma di molti studenti. Fare i compiti a casa è un impegno non proprio facile da assumere. Ai bambini e ai ragazzi richiede uno sforzo non indifferente, una certa dose di concentrazione e tanto esercizio. L’obiettivo da raggiungere, secondo gli insegnanti, è duplice: sviluppare un metodo per lo studio e favorire la sedimentazione degli apprendimenti. Da un punto di vista cognitivo, è un percorso irrinunciabile.

Certo, molto si può dire sulla quantità, sulla difficoltà e sul numero di ore da dedicare allo studio. I pareri sono da sempre contrastanti. C’è chi dice che non bisogna caricare di molti compiti gli allievi, aiutandoli a spendere il tempo pomeridiano anche in altre attività; c’è chi, d’altro lato, sostiene l’importanza di un serio accostamento allo studio, seppur faticoso e lungo. Ma pieno di soddisfazione!

La terza opzione, ovvero un dosaggio equilibrato delle attività, potrebbe rivelarsi ottimale. Ma non è sempre così. Quella da esplorare, infatti, è la prospettiva dell’arricchimento personale. Sì, perché il tempo trascorso ad ampliare le proprie conoscenze e ad esercitare un adeguato metodo per l’apprendimento si rivelano preziosi. E vanno proposti (dagli insegnanti e dai genitori) non solo come una “fatica” necessaria (sarebbe inutile negarlo) ma anche, e soprattutto, come un’attività costruttiva e come un’imperdibile opportunità di crescita. Proviamo a vedere per quali motivi.

In primo luogo, lo svolgimento dei compiti aiuta l’organizzazione del proprio spazio di lavoro e l’assunzione di responsabilità. Ogni alunno è chiamato ad assolvere un impegno personale, dove è lui a essere in gioco e in prima linea. In secondo luogo, l’assunzione di responsabilità lo aiuta a capire come misurare le sue capacità, come articolare e dosare il tempo necessario per portare avanti il lavoro. Sostanzialmente conduce a conquistare la giusta maturità, propria del periodo evolutivo che sta attraversando. In terzo luogo, i compiti stimolano la possibilità di entrare in relazione con le persone adulte, come i genitori, i fratelli o le sorelle maggiori. A questi ultimi, il ruolo di monitorare l’andamento del lavoro (quando si rende necessario) e di “stuzzicare” quella che il noto pedagogista Vitgoskji chiamava “zona di sviluppo prossimale”. Si tratta di una zona a confine tra quello che si sa già e che non si fa fatica a comprendere e quello che non si sa ancora (perché le strutture cognitive non sono ancora del tutto pronte ad accogliere) e potrebbe diventare un nuovo apprendimento.
I compiti aprono la via dell’esplorazione e della conoscenza.

La loro assegnazione da parte degli insegnanti, dunque, ha indubbi vantaggi. Arricchisce tutto il mondo dello studente, garantendogli uno sviluppo armonioso e stimolante. Se inquadrati con il necessario slancio e passione, diventano un momento di crescita per tutti coloro che si cimentano. Il segreto sta nel modo in cui si sceglie di proporli e di affrontarli con gli studenti.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo