Balotelli dà in escandescenze. Stavolta ha esagerato, sono tutti d’accordo, anche perché tre giornate di squalifica, con di mezzo la Juve, pesano. Lo dice il tecnico Allegri, lo dice Tassotti, lo dice Capello: tutti ribadiscono il concetto che gli arbitri vanno rispettati. Persino la società si rimangia l’iniziale intenzione di fare ricorso contro la squalifica. Forse per decenza, forse per non dargliela per l’ennesima volta vinta. Ma non è difficile immaginare che tutto questo avrà l’effetto di una foglia di fico, utile a tenere Balotelli con le orecchie basse fino alla prossima scemenza.
Forse dovremmo metterci nei suoi panni e cominciare a chiederci con lui perché mai Balotelli dovrebbe cambiare comportamenti, se questo non fa calare di una virgola la sua popolarità, se le cose che fa lui le fanno regolarmente anche altri, più importanti di lui, fuori dal campo (a cominciare dal presidente della sua società che disconosce i giudici come lui fa con l'arbitro) senza che questo produca nessuna sanzione sociale, men che meno lo sdegno dell’opinione pubblica.
Si chiederà Balotelli, perché mai dovrebbe cambiare lui, se ad altri non chiedono lo stesso sacrificio di moderare il linguaggio, neppure in Parlamento, se il "vaffa" di Chinaglia a Valcareggi è salito al rango di manifesto politico. Se può accadere, com’è accaduto che un parlamentare si vanti in aula di non aver studiato ma di dire ciò che tutti pensano, perché mai Balotelli che ha vent’anni e non ambisce ad amministrare altro che un pallone, non dovrebbe sentirsi libero di dire quel che gli passa per la testa a chicchessia?
Perché mai Balotelli non dovrebbe mandare a spasso l’arbitro che lo squalifica, se, da quando è nato ogni sera accendendo la Tv per sbaglio, sente qualcuno passare il messaggio che le regole valgono solo per gli altri e chi ha il compito di farle rispettare è un rimpiscatole persecutore che ha in odio la libertà altrui?
Se i giornali non lasciano neppure raffreddare la sua squalifica e son già lì a interrogarsi per cercare quale sia il cavillo che gli farà scansare gli effetti del codice etico di Prandelli, perché mai Balotelli dovrebbe convincersi che quel codice abbia un valore?
Il problema non è se sia il caso o meno di affidare Balotelli a uno psicologo perché sbrocca ogni volta che qualcuno gli dice di no, il problema è l’esempio che gli diamo tollerando quello che tolleriamo da persone che hanno reponsabilità più grandi della sua: un problema di coerenza, nostro prima che suo.