Sui social mi capita di seguire molti genitori – alcuni famosi, altri della mia città – e resto sempre colpita da quanto odio ci sia tra noi adulti, nel web. Se uno fa un errore, ci scagliamo contro di lui/lei senza pietà, usando insulti e parole finalizzate a denigrare e umiliare. Non c’è alcuna solidarietà, nemmeno tra genitori. Accade anche nei gruppi WhatsApp. Spesso si litiga invece di fare squadra. La rete mi sembra un luogo dove ci trasformiamo in branco. Proprio in queste settimane, il caso di un genitore famoso ha tenuto banco sui social con offese, denigrazioni e insulti che mi hanno lasciata sconcertata. Quel genitore era uno dei miei riferimenti quotidiani. Mi piaceva guardare le sue stories e leggere i suoi post. Forse dovrei smettere di seguire questi personaggi e tenere come riferimento solo le persone che conosco direttamente? Però, lo devo ammettere: io ho imparato molte cose attraverso l’online. CLAUDIA
— Cara Claudia, nei social molti genitori si raccontano, danno consigli, mostrano pezzi della loro vita famigliare. Accade, poi, che quando diventano celebri e popolari un eventuale passo falso li faccia cadere dalle stelle alle stalle. Le persone che prima li seguivano e li osannavano puntano il dito contro di loro e li rendono oggetti di insulti malevoli e pesanti, senza alcuna compassione. Trovo che la libertà con cui – nei social – si entra nelle vite degli altri per commentarle, denigrarle, giudicarle, invalidarle sia davvero eccessiva.
Può succedere a tutti di constatare una distanza tra quello che uno mostra di sé nel Web e ciò che uno è invece nella vita reale. Vale per tutti, me compreso. Ma credo che questo non autorizzi nessuno a fare dichiarazioni pubbliche su un’altra persona che hanno come obiettivo l’insulto o la denigrazione. Parliamo di prevenire la violenza verbale e poi, a volte, ci troviamo all’interno di community virtuali dove – noi per primi – gettiamo nell’online parole che pesano più di pietre. È davvero importante diventare consapevoli del valore delle parole. Quando di una persona si intercetta uno sbaglio, non è umano godere nel farla sentire sbagliata. Quello che racconti tu, Claudia, mi fa però allargare la riflessione su un altro aspetto: forse dovremmo davvero smetterla di raccontarci sui social, di appassionarci alle immagini delle vite degli altri che appaiono in un profilo Instagram o Facebook.
La vera comunità è quella fatta dalle persone che ci vivono accanto, dai genitori i cui figli frequentano le stesse scuole dei nostri. È con loro che ci dobbiamo confrontare, molto meglio dal vivo che in un gruppo WhatsApp. Forse dovremmo tutti leggere La forza della gentilezza di G. Benvenuto (Vallardi), un libro bellissimo che invita a essere “belli” dentro e fuori e che ci ribadisce che “ogni persona è un luogo sacro” e in quanto tale merita rispetto.