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domenica 10 novembre 2024
 
Soccorsi in mare
 

"Pericoloso gettare fango sulle ong"

30/04/2017  "Quando si getta fango gli schizzi arrivano ovunque". Il direttore di Medici senza frontiere, Gabriele Eminente, interviene nelle polemiche contro le ong. "Nell'opinione pubblica difficile poi fare i distinguo. Temo che tutte queste accuse servano solo a posizionarsi per avere voti in più alle elezioni". Nel prossimo numero di Famiglia cristiana in edicola una lunga intervista al procuratore Zuccaro e un nostro servizio sulle ong del mare

La polemica sulle ong spacca il Governo. Botta e risposta tra il ministro degli esteri Angelino Alfano che difende il procuratore di Catania «ha ragione al cento per cento» e il resto del Governo con il guardasigilli Andrea Orlando che accusa il titolare della Farnesina - «era distratto quando era al Viminale» - e invita il magistrato «a far parlare gli atti giudiziari». Il presidente del Senato Piero Grasso invita il procuratore Carmeo Zuccaro a «parlare a conclusione dell’inchiesta» e bacchetta Di Maio: «hai già dimostrato più volte di avere grosse lacune, in storia, geografia e diritto: qualche lezione ti sarebbe utile». E mentre il premier Paolo Gentiloni ringrazia le ong e il volontariato per il lavoro svolto le stesse organizzazioni intervengono nel dibattito: «Sono contento che il procuratore di Catania ci consideri al di sopra di ogni sospetto», dice il direttore generale di Medici senza frontiere, Gabriele Eminente, «ma devo dire che questo attacco portato avanti dai politici contro le ong è pericoloso e danneggia tutti. Quando si getta fango in questo modo gli schizzi vanno ovunque e raggiungono anche chi è pulito. Nell’opinione pubblica è poi difficile fare i distinguo».

Perché secondo lei si sta alimentando questa polemica?

« L’idea che ci siamo fatti è una idea banale, ma temiamo che sia quella giusta. Ovvero sparare addosso alle ong è semplice, siamo un bersaglio facile ed è molto utile per posizionarsi a livello preelettorale».

Voi da quanto tempo siete in mare?

«Operiamo dalla primavera del 2015. Siamo scesi in mare all’indomani di una delle settimane peggiori, quella del 18 aprile, delle attività di ricerca e soccorso in mare in cui morirono 1200 persone, 800 in un solo incidente di un barcone che si ribaltò. L’operazione Mare nostrum, che vedeva l’impegno della nostra marina militare, era appena stata chiusa e i naufragi si stavano moltiplicando. Capimmo allora che era impossibile per noi, organizzazione medico umanitaria, restare a guardare. Era evidente che le autorità italiane, ma soprattutto europee, si erano sfilate dalla loro responsabilità di fare ricerca e soccorso in mare e ci voleva qualcun altro e questo qualcun altro sono le ong».

Quante navi avete?

«Abbiamo in questo momento due navi, una gestita interamente da noi e un’atlra in un’operazione congiunta che si chiama Sos mediterranee. Nel corso di due anni di attività ci siamo presi cura di quasi 60mila persone di cui circa la metà soltanto l’anno scorso. Dall’inizio di quest’anno sono già diverse migliaia le persone che abbiamo soccorso».

Da chi siete finanziati?

«I finanziamenti arrivano come tutti i finanziamenti delle operazioni che conduciamo in 70 Paesi del mondo di Msf, cioè da alcuni milioni di donatori privati. In Italia sono circa 300 mila. Noi, in Italia da anni, e in Europa dalla primavera scorsa, abbiamo deciso di non accettare più finanziamenti di carattere istituzionale. Una scelta politica che abbiamo fatto all’indomani degli accordi tra l’Europa e la Turchia proprio per prendere le distanze dalle decisioni politiche che poi sono alla base di queste tragedie».

Da chi siete avvisati per i soccorsi?

«Tutte le operazioni condotte in mare da Msf sono condotte sotto lo stretto controllo della guardia costiera con base a Roma. Sono loro che ci dicono dove posizionarci, verso quale imbarcazione andare in soccorso,  dove portare i migranti che abbiamo tratto in salvo in funzione delle condizioni meteo e della situazione dei porti. Sono operazioni condotte, e non solo per quanto riguarda Msf, in totale coordinamento con le istituzioni, in particolare con la guardia costiera italiana»

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