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venerdì 20 settembre 2024
 
 

Perù, sul voto l'ombra del passato

04/06/2011  Domenica 5 giugno il Paese latino sceglie il nuovo presidente tra Ollanta Humala e Keiko Fujimori, figlia dell'ex presidente Alberto, in carcere per crimini contro l'umanità.

    L'ultima è stata Dilma Rousseff in Brasile. Ora, anche il Perù potrebbe inserirsi nella lista dei Paesi sudamericani che scelgono una donna come presidente. In questo caso, però, si tratterebbe di una donna molto discussa e controversa: su Keiko Fujimori, 35 anni, candidata della destra al ballottaggio per le elezioni presidenziali del 5 giugno, incombe l'ombra nera del famigerato padre, Alberto Fujimori, ex presidente peruviano - di origine giapponese - dal 1990 al 2000, in carcere per corruzione e violazione dei diritti umani, per la repressione perpetrata contro gli oppositori negli anni Novanta.

    Convinta sostenitrice di politiche economiche liberiste, Keiko Fujimori ha cercato di prendere le distanze dall'ingombrante padre affermando che, in caso di vittoria, non ha intenzione di concedere l'amnistia all'ex presidente. Di fatto, però, il legame con Alberto Fujimori resta forte ed evidente: a partire dall'entourage politico, che è esattamente quello del padre. In passato, poi, dopo la morte della madre Keiko ha svolto il ruolo di primera dama di Fujimori: è innegabile che la sua formazione politica sia strettamente dipendente dalla figura e dalle idee del padre.

    Alle urne la Fujimori si scontra con il candidato nazionalista di sinistra Ollanta Humala, il 48 enne ex ufficiale dell'esercito che cinque anni fa si aggiudicò il primo turno delle presidenziali, per perdere poi al ballottaggio contro Alan Garcia, il capo di Stato uscente. Il suo nome, Ollanta, nella lingua degli incas significa “il guerriero che tutto vede”: un omaggio alla cultura indigena da parte di suo padre, Isaac Humala, che fu il fondatore di una ideologia basata sul nazionalismo etnico.

Il boom economico, ma non per tutti   

    Mentre Keiko Fujimori afferma decisa le sue idee di destra puntando sulla lotta per la sicurezza anche con il pugno di ferro (e senza escludere la pena di morte), Ollanta Humala, dopo la batosta elettorale del 2006, ha smorzato i toni della sua politica e assunto un volto più moderato, ha preso le distanze dal controverso presidente venezuelano Hugo Chavez e dal suo socialismo bolivariano e si è rivolto al modello politico di sinistra dell'ex presidente brasiliano Lula. Entrambi i candidati parlano di redistribuzione della ricchezza (la Fujimori attraverso la libertà di impresa, Humala attraverso le nazionalizzazioni). Ma i commentatori osservano che i due sfidanti, antitetici per storie personali e idee politiche, ed entrambi poco credibili, in realtà sono le due facce – di destra e di sinistra - di una stessa medaglia: il populismo.

    Negli ultimi anni il Perù ha conosciuto un increbile boom economica, con una crescita a ritmi vertiginosi attestata intorno al 7% - addirittura l'8,7% nel 2010 - della quale ha largamente beneficiato la classe media. Il Paese latinoamericano, però, soffre ancora una profonda disuguaglianza sociale: dei 29 milioni di abitanti, circa il 35% vive sotto la soglia di povertà. In Perù, inoltre, l'accesso all'assistenza sanitaria è escluso alla maggioranza della popolazione. In pratica, le cure sanitarie sono garantite solo a chi ha i soldi per pagare; per la popolazione più povera curarsi rimane un miraggio. Una gran parte della popolazione si sente profondamente delusa dalle politiche economiche portate avanti dal presidente uscente Alan Garcia, che hanno stimolato una crescita dalla quale, però, gli strati più poveri della società non sono stati toccati.

    Ollanta Humala punta proprio su questo malcontento nei confronti della precedente presidenza per attirare i consensi degli strati più bassi della popolazione, la piccola borghesia, i contadini, gli indios. Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, Premio Nobel per la letteratura 2010, molto critico nei confronti della politica in Perù, ha dichiarato il suo appoggio a Humala, invitando la gente a votare per il «male minore». E, insieme a un centinaio di scrittori peruviani, ha firmato un manifesto contro la figlia dell'ex presidente-dittatore. Di fatto, se vincesse Keiko Fujimori (che conta sull'appoggio della grande borghesia), per molti sarà la prova che buona parte dei peruviani ha la memoria breve, che sono bastati pochi anni perché il Paese, o meglio una parte di esso, dimenticasse i danni e le sofferenze dell'oscuro regime di Alberto Fujimori.

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