(Foto Reuters)
Italiani, popolo di amanti degli animali. Una passione che la pandemia del Covid-19 - con la condizione di solitudine che per molti ha comportato e con la complicità anche dello smart working - ha messo ancora di più in evidenza e contribuito a rafforzare. Il 2020 ha registrato e un vero e proprio boom di adozioni di cani e gatti, con oltre il 15% in più di animali che vivono nelle case degli italiani. Associazioni animaliste e organizzazioni di veterinari concordano nell’evidenziare la presenza di oltre 60 milioni di animali da compagnia in Italia, tra cani, gatti, piccoli mammiferi, pesci, uccelli e tartarughe. Una tendenza sottolineata anche dalla nascita, nel 2020, in piena pandemia, di Petwave, il primo social network che mette in connessione coloro che amano gli animali. L’idea è stata lanciata da un gruppo di giovani sviluppatori di Pesaro che ha avuto l’intuizione di creare una piattaforma multimediale per facilitare la conoscenza tra gli amanti dei pet garantendo loro una serie di servizi aggiuntivi. Petwave è animato dalla missione di favorire una cultura basata sul rispetto degli animali e della natura, per migliorare i rapporti sociali e la connessione tra le specie. «Chi entra nel nostro network», sspiega l’amministratore Giulio Mancino, «sceglie di far parte di una community che sposa i principi della solidarietà e del rispetto nell’interazione uomo-animale».
Tra i servizi offerti dal social, PetID, la carta d’identità digitale dell’animale che contiene anche le vaccinazioni eseguite e e quelle programmate e l’albero genealogico; PetMaps, che serve ad individuare facilmente le strutture pet friendly, come pensioni, agriturismi e spiagge, ma anche studi veterinari; Petsitter, ovvero gli addestratori suddivisi per aree geografiche e prezzo; PetMissing, per facilitare il ritrovamento degli animali smarriti.
Gli animali da compagnia rappresentano una grande ricchezza per gli italiani, svolgono un ruolo importantissimo all’interno delle famiglie, sono una risorsa in particolare per i bambini e per le persone più anziane. Eppure, fissando l’Iva su alimenti e prestazioni per animali al 22%, lo Stato considera il prendersi cura di un amico a quattro zampe alla stregua di un bene di lusso. Per questo motivo Mancino unisce la sua voce a quella di altre associazioni e chiede che l’Italia adotti un provvedimento fiscale che porti a ridurre dal 22 al 10% l’Iva sugli alimenti, le visite veterinarie e le prestazioni per gli animali, seguendo l’esempio di altri Paesi europei, come la Germania - Iva fissata al 7% - e la Spagna, che nel 2018 l’ha ridotta dal 21 al 10%.