Philadelphia, Usa
Dal nostro inviato
Seguire un convegno internazionale come quello di Philadelphia, con migliaia di partecipanti di oltre 100 nazioni, ripartito su tantissimi spazi, ecc., rischia di far perdere la visione d’insieme. Sei più preoccupato di ritirare il materiale, di scoprire dove devi andare da una sessione all’altra, di non perdere badge e documenti, di quale coda fare per mangiare… Eppure rileggere il programma con un po’ di calma, una volta rientrati in albergo, dopo aver ascoltato ormai più della metà dei lavori, consente di capire meglio l’idea di fondo che ha ispirato queste giornate di studio. Che tutto sono, meno che una passerella per dare un palco a qualche accademico in cerca di notorietà. La semplicità degli esperti, la modalità “popolare” con cui comunicano i dati (anche i grafici della demografia, o i concetti più complessi della teoria del gender) è un altro dono di questa esperienza, soprattutto se confrontato con tanti nostri ingessati convegni.
In breve: il congresso internazionale di Filadelfia, attraverso sei sessioni di lavoro, vuole essere un Inno alla Gioia generata dall’amore di Dio verso l’uomo attraverso il dono della famiglia.
In effetti anche le note di Beethoven sono risuonate nelle sale dello stupendo Centro congressi di Philadelphia, perché la parola “gioia” è stata inserita sia nel titolo della coinvolgente relazione introduttiva di monsignor Barron (il 23 pomeriggio), sia nella relazione conclusiva del
cardinale O’Malley (il 25 mattina), che avevamo già sentito a Milano, nel Settimo Incontro Mondiale delle famiglie, nel 2012, e che qui condividerà la relazione finale con il
pastore Rick Warren: altro grande segno di apertura ecumenica.
Questa “gioia del Vangelo di Dio”, sorgente e destinazione per ogni persona, nasce e si rafforza nella luce della famiglia (intervento del cardinale Sarah), e si concretizza nella fecondità dell’amore cristiano degli sposi, aperto alla vita e che “crea il futuro” (la relazione della prof.ssa Helen Alvaré, il 23 pomeriggio). Ed è la sessualità umana, dono di Dio, il linguaggio con cui questa relazione affettiva diventa generativa, purché sappia depurarsi dal possesso e dall’istintività (l’intervento de
i coniugi De la Guardia, il 24 mattina). In questa verità dell’amore familiare trova spazio anche una idea di “famiglia come rifugio per il cuore ferito” (l’intervento del
cardinale Tagle, il 24 pomeriggio). Insomma, il convegno di Filadelfia rilancia con parole nuove e con immutato entusiasmo l’idea che l’amore di Dio per gli uomini passa attraverso la famiglia, come progetto d’amore e di affidamento reciproco tra l’uomo e la donna, aperto alla vita e al mondo. Proprio attraverso questa famiglia, che porta in sé l’”Imago Dei”, ogni uomo e ogni donna sono ricondotti alla “gioia del Vangelo della vita”.
Questa sera l'ottavo Incontro mondiale delle famiglie vivrà uno dei suoui momenti clou: al Beniamin Franklin Parkway è infatti prevista la Festa delle famiglie seguita dalla veglia di preghiera con papa Francesco.
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Francesco Belletti è il direttore del Cisf (Centro internazionale
studi famiglia) e presidente del Forum delle associazioni familiari