Per trovare la verità un credente ha bisogno di un diversamente credente? Al cinema e nella vita capita così secondo il regista inglese Stephen Frears e la storia vera, Philomena, che ha scelto di raccontare supportato dal libro-inchiesta The lost child of Philomena Lee. Il film convince per l'accordo simbiotico tra interpretazione, sceneggiatura e regia. Perfetto equilibrista tra sentimenti e british humour, Frears padroneggia una storia esposta fin dall'inizio a facili stereotipi e prevedibili buoni e cattivi, senza slabbrare la sua narrazione.
Dopo cinquant'anni Philomena, la perfetta Judi Dench, cerca suo figlio dato in adozione dalle suore Maddalene in un convento dell'Irlanda che ospitava ragazze madri rifiutate dai genitori. Una storia tragica come altre che hanno segnato quell'epoca: molte ragazze morirono in convento dando alla vita i loro bambini e altre vissero nel dolore per aver perso i figli piccoli venduti dalle suore agli americani. Aiutata nella realtà dal giornalista Martin Sixsmith - interpretato dall'attore e produttore Steve Coogan - a scoprire chi e dove fosse suo figlio (dettaglio che non sveliamo!), la vera Philomena proprio grazie a lui prende coscienza di ciò che ha veramente vissuto. Fosse anche una sola, "È una storia - spiega la Dench - che andava raccontata. Sono cose successe a causa delle Maddalene anche se ci sono delle storie che contraddicono questo. Alcune ragazze sono state aiutate dalle suore ad allevare i propri figli. Non volevamo giudicare ciò che succedeva negli anni '50 con standard moderni."
La forza del film è il viaggio "spirituale" e di amicizia che i due
compiono. Se "La verità vi farà liberi", dal suo canto Sixsmith capisce
come essa va raccontata e accompagnata a venire a galla. Philomena è
obbligata, invece, ad esplorare il suo dramma indicando davvero le
vittime e i carnefici. Per una donna con la sua fede, a tratti ingenua,
non era scontato saper guardare il male dritto negli occhi delle suore
ancora viventi e tuttora convinte del loro operato.
"Volevamo dare dignità - spiega il produttore - a chi ha una fede
semplice, persone spesso dimenticate. Il film non è un attacco alla
Chiesa. Non è polemica: sarebbe stato troppo semplice."
E così appare
davvero l'esito del film che racconta i capisaldi della pietà e del
perdono sia da un punto di vista laico che cristiano, lasciando spazio ad
un dialogo profondo, schietto quanto fondamentale.
"Sono ansioso che lo veda il Papa", ha
commentato Frears in conferenza stampa. Nel fortunato caso che ciò possa
accadere, oltre alle ferite della Storia il Pontefice potrebbe trarre
anche il conforto della statura di fede della vera Philomena. "Posso
dire soltanto - ha raccontato la Dench della vera protagonista - che non
posso immaginarmi di trovarmi in quella situazione. Non riesco a
pensarmi con l'umanità e la profondità di Philomena. Anche se ho fede,
non so se avrei avuto la sua forza di perdonare."
La rabbia della
denuncia condita all'esemplarità di una donna di fede sono ingredienti
rari per un cinema fine, di cui si sente proprio il bisogno.