Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 04 ottobre 2024
 
Cinema di denuncia
 

Philomena, la forza di perdonare chi le ha strappato il "figlio del peccato"

09/03/2017  Stasera su Canale 5, in prima serata, l'intenso film di Stephen Frears, ispirato a una storia vera: la protagonista va alla ricerca del figlio, dato in adozione 50 anni prima dalle suore di un convento irlandese, che glielo avevano portato via senza pietà perché lei era una ragazza madre. E il suo coraggio e la sua umanità diventano una lezione di fede.

Per trovare la verità un credente ha bisogno di un diversamente credente? Al cinema e nella vita capita così secondo il regista inglese Stephen Frears e la storia vera, Philomena, che ha scelto di raccontare supportato dal libro-inchiesta The lost child of Philomena Lee. Il film convince per l'accordo simbiotico tra interpretazione, sceneggiatura e regia. Perfetto equilibrista tra sentimenti e british humour, Frears padroneggia una storia esposta fin dall'inizio a facili stereotipi e prevedibili buoni e cattivi, senza slabbrare la sua narrazione.

Dopo cinquant'anni Philomena, la perfetta Judi Dench, cerca suo figlio dato in adozione dalle suore Maddalene in un convento dell'Irlanda che ospitava ragazze madri rifiutate dai genitori. Una storia tragica come altre che hanno segnato quell'epoca: molte ragazze morirono in convento dando alla vita i loro bambini e altre vissero nel dolore per aver perso i figli piccoli venduti dalle suore agli americani. Aiutata nella realtà dal giornalista Martin Sixsmith - interpretato dall'attore e produttore Steve Coogan - a scoprire chi e dove fosse suo figlio (dettaglio che non sveliamo!), la vera Philomena proprio grazie a lui prende coscienza di ciò che ha veramente vissuto. Fosse anche una sola, "È una storia - spiega la Dench - che andava raccontata. Sono cose successe a causa delle Maddalene anche se ci sono delle storie che contraddicono questo. Alcune ragazze sono state aiutate dalle suore ad allevare i propri figli. Non volevamo giudicare ciò che succedeva negli anni '50 con standard moderni."

La forza del film è il viaggio "spirituale" e di amicizia che i due compiono. Se "La verità vi farà liberi", dal suo canto Sixsmith capisce come essa va raccontata e accompagnata a venire a galla. Philomena è obbligata, invece, ad esplorare il suo dramma indicando davvero le vittime e i carnefici. Per una donna con la sua fede, a tratti ingenua, non era scontato saper guardare il male dritto negli occhi delle suore ancora viventi e tuttora convinte del loro operato. "Volevamo dare dignità - spiega il produttore - a chi ha una fede semplice, persone spesso dimenticate. Il film non è un attacco alla Chiesa. Non è polemica: sarebbe stato troppo semplice."

E così appare davvero l'esito del film che racconta i capisaldi della pietà e del perdono sia da un punto di vista laico che cristiano, lasciando spazio ad un dialogo profondo, schietto quanto fondamentale. "Sono ansioso che lo veda il Papa", ha commentato Frears in conferenza stampa. Nel fortunato caso che ciò possa accadere, oltre alle ferite della Storia il Pontefice potrebbe trarre anche il conforto della statura di fede della vera Philomena. "Posso dire soltanto - ha raccontato la Dench della vera protagonista - che non posso immaginarmi di trovarmi in quella situazione. Non riesco a pensarmi con l'umanità e la profondità di Philomena. Anche se ho fede, non so se avrei avuto la sua forza di perdonare."

La rabbia della denuncia condita all'esemplarità di una donna di fede sono ingredienti rari per un cinema fine, di cui si sente proprio il bisogno.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo