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Piattaforme di donazione a cronfonto

25/02/2014  L’offerta di crowdfunding in Italia è talmente ampia da diventare una giungla, in cui è difficile orientarsi per scegliere lo strumento adatto al nostro progetto.

L’offerta di crowdfunding in Italia è talmente ampia da diventare una giungla, in cui è difficile orientarsi per scegliere lo strumento  adatto al nostro progetto. Se lo strumento base è unico - una piattaforma tecnologica a disposizione di chi cerca fondi per un progetto – ci sono tanti modelli diversi, e le differenze sono spesso sfumate, creando confusione.  La classifica ormai consolidata a livello mondiale distingue quattro tipologie di servizio:

- donazione pura
- donazione con ricompensa
- investimento
- prestito tra privati    

In Italia, più che all’estero, ci sono operatori misti e quindi meno  identificabili. Ma anche nel modello “donation”, il più adatto al mondo del volontariato, diverse piattaforme ospitano sia associazioni che imprese profit. Nulla di male in sé, ma la distinzione non sempre è chiara, invece il potenziale donatore ha il diritto di sapere che cosa va a finanziare. Lo stesso vale per la forma giuridica della piattaforma, se è a sua volta una non profit oppure una società di capitali. In questo articolo abbiamo pensato di mettere a confronto le sole piattaforme esplicitamente riservate alle organizzazioni senza fini di lucro, tutte appartenenti al modello donazione, sulla base delle caratteristiche del servizio. Il riferimento è la ricerca più recente disponibile per l’Italia, curata da Ivana Pais dell’ Università Cattolica e Daniela Castrataro di Twintangibles. «Abbiamo aggiunto le new entry degli ultimi mesi e alcuni siti basati su meccanismi diversi dall’offerta di denaro. Non abbiamo la pretesa di essere completi, perché è impossibile nella situazione di fermento continuo che caratterizza il crowdfunding, e nemmeno di dare giudizi di valore, ma solo di evidenziare alcune differenze utili a valutare le piattaforme in base alle esigenze del progettista sociale».

Alcune caratteristiche di base sono comuni a tutte le piattaforme: ad esempio la richiesta di avere un sito web, o la scadenza dei progetti dopo sei mesi o un anno. Anche se non si raggiunge l’obiettivo iniziale, i fondi raccolti vengono  devoluti comunque  al beneficiario, che dovrà rendicontare come li ha utilizzati. Per questo alcuni operatori consigliano progetti  a più fasi, incrementabili nel tempo. Generalizzata anche la richiesta di documenti formali, come l’atto costitutivo e lo status di onlus,  in genere da fornire non all’atto della registrazione, ma in un secondo momento. Fanno eccezione i due siti di clickdonation, che richiedono solo i dati di base. La  figura del personal fundraiser è prevista solo da due operatori, Io dono e Rete del dono, e non va confusa con la persona singola che ricerca fondi. Il personal fundraiser è un individuo che “sposa” una causa e attiva a proprio nome una raccolta, spesso in occasione di eventi o ricorrenze, come il compleanno, una gara sportiva, uno spettacolo. Il costo del servizio è zero oppure molto contenuto, e in ogni caso si applica solo come percentuale delle somme raccolte. Ma come sopravvivono allora le imprese del settore? In genere, sono start up finanziate da investitori innovativi, oppure fanno parte di società di consulenza che offrono altri servizi più remunerativi.

Non abbiamo inserito in tabella tre piattaforme nuovissime, ancora allo stadio sperimentale. Schoolraising è una bella idea riservata alle scuole, per finanziare progetti strutturali, culturali e tecnologici. Donordonee è invece un “gioco della donazione”, nel quale non solo si finanzia un progetto non profit, ma si vota anche il donatore preferito, che riceve un premio per realizzare un sogno personale. Diciamo che c’è in palio la possibilità di una ricompensa in denaro per chi dona: un meccanismo un po’ singolare, forse spia di una concorrenza già molto accesa che porta a  fare di tutto per differenziarsi. Ancora più originale il meccanismo di Wygwyg: si dona “attenzione” ai messaggi pubblicitari di imprese sponsor, che in cambio donano denaro al progetto non profit collegato. Un’osservazione conclusiva: è bene non sopravvalutare lo strumento, per quanto potente sia. Iscriversi a un portale è utile solo a patto di promuovere anche da soli l’iniziativa che ci sta a cuore, valorizzando il sito e facendo tesoro dei sostenitori che già ci conoscono, che possono, questo sì, moltiplicare la visibilità del progetto con l’effetto “virale” di internet.

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