Non toccate la legge contro il gioco d’azzardo patologico. È un coro fatto di mille voci quello che si alza dal Piemonte. Associazionismo, Chiesa, sindacati, mondo sanitario e parte della politica si uniscono per una battaglia comune. In Regione esiste dal 2016 una norma all’avanguardia, che limita il dilagare selvaggio delle slot machine e tenta di proteggere le persone più fragili, potenziali vittime della devastante dipendenza da gioco. Una legge efficace e rigorosa, che nei primi cinque anni – dati alla mano – ha prodotto buoni risultati. Ma che ora è sotto attacco. Infatti la giunta di centro-destra, che attualmente guida la Regione, vorrebbe ammorbidire (e di molto) le limitazioni anti-azzardo. Inizia in questi giorni la discussione di una nuova legge, che, se approvata, di fatto smantellerebbe quella precedente: verrebbero, tra l’altro, fortemente indebolite alcune norme di buon senso (ottenute con grande fatica), tra le quali l’obbligo di distanza delle slot machine da luoghi sensibili come scuole, oratori e centri di cura. Un pericoloso colpo di mano, che potrebbe avere effetti gravi, tanto più in un momento così delicato. L’azzardo patologico (come del resto ogni dipendenza) trova terreno fertile proprio nelle situazioni di maggior crisi e fragilità.
Nel giorno in cui inizia la discussione in Consiglio Regionale, le opposizioni promettono battaglia, presentando un diluvio di emendamenti (ben 18mila). E contemporaneamente, in piazza Castello, nel cuore di Torino, viene organizzato un presidio a difesa della norma vigente. Si ritrovano, fianco a fianco, una nutrita delegazione di sindaci piemontesi, esponenti dell’associazionismo di ispirazione cattolica (Acli, Sermig, Gruppo Abele, Libera), rappresentanti delle sigle sindacali, studenti universitari, cittadini. Tra i più tranchant c’è Paolo Jarre, medico dell’Asl Torino 3, che ha dedicato una vita a contrastare le dipendenze. «Manomettere questa legge è un attentato alla salute pubblica». E che, dalla sua entrata in vigore, la norma abbia dato ottimi risultati lo dicono i numeri. Secondo una ricerca Ires Piemonte, condotta nel 2018, dall’entrata in vigore della legge, il volume di gioco in regione si è ridotto di 232 milioni e, di conseguenza, le perdite da gioco sono diminuite di 163 milioni. Altre analisi rivelano i benefici che il distanziamento delle slot machine ha avuto su alcuni giocatori abituali, in termini di risparmio di denaro e di tempo. Per contro, non si è verificato l’esponenziale aumento del gioco on-line, paventato dai detrattori della legge.
Le proposte di modifica, volute dalla maggioranza di centro-destra (Lega in primis), fanno leva sulla salvaguardia di posti di lavoro legati al settore del gioco. Al riguardo, però, mancano dati sicuri. E le associazioni sono preoccupate. «È assurdo che questo colpo di mano arrivi dal mondo della politica, cioè da quella parte di società che, per prima, dovrebbe avere a cuore la salute pubblica» osserva Gianclaudio Santo (Acli Torino). «Un incremento occupazionale, che comunque è tutto da dimostrare, non può avvenire a spese dei cittadini più fragili». «Non stiamo parlando di una legge che proibisce il gioco» gli fa eco Leopoldo Grosso (Gruppo Abele), «ma semplicemente di un presidio di civiltà, nato per limitare i danni». E tante sono le voci della società civile che, in questi giorni, anche attraverso i quotidiani, si sono alzate per difendere la legge del 2016: tra loro don Luigi Ciotti, il magistrato Giancarlo Caselli, il direttore della Caritas della Diocesi di Torino, Pierluigi Dovis, i referenti degli ordini di medici e psicologi. E, come detto, sostengono la norma anti-azzardo anche molti Comuni, a cominciare da Torino (netta, al riguardo, la posizione della sindaca Chiara Appendino). Intanto, in Consiglio Regionale, le opposizioni si preparano a dar battaglia. Già l’anno scorso aveva fatto molto discutere la condotta adottata dalla maggioranza, che in prima battuta aveva cercato di “infilare” le modifiche ai provvedimenti anti-azzardo in un emendamento alla cosiddetta legge omnibus. Ora lo scontro si ripresenta in una nuova forma. «Aumenteranno sfratti e licenziamenti a causa della pandemia, e non è il caso di favorire il gioco d’azzardo, impoverendo ulteriormente tanti piemontesi» fa notare la consigliera regionale Monica Canalis (Pd). «La legge del 2016 (che ricordo essere stata approvata all’unanimità, quindi anche con i voti di chi ora vorrebbe cambiarla) va assolutamente difesa».