Alla soglia dei novant’anni (li festeggerà alla fine del 2018) Piero Angela ha deciso di consegnare i suoi ricordi in un libro intitolato Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute (Mondadori), il primo libro autobiografico dopo i 32 che ha scritto. Si tratta di una cavalcata nel Novecento, con la storia della sua infanzia, la guerra, le prime esperienze professionali in Rai, lo straordinario successo della sua attività di divulgatore scientifico. Ma il signore cortese che mi accoglie nel suo appartamento in una silenziosa via di Roma non ha certo intenzione di vivere solo guardando al passato: Angela sta realizzando negli studi di Cinecittà una nuova serie di Super Quark. Prima dell’intervista, prende dal frigorifero del succo di mirtillo e riempie un piattino di noccioline. «Si serva pure, fanno molto bene alla salute». E ovviamente, se lo dice lui ti fidi.
Angela, con che spirito si prepara alla nuova serie di Super Quark?
«Lo spirito è quello di sempre, uno spirito di servizio che ci fa mettere dalla parte degli scienziati per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio. A dirsi non è una formula difficile, ma lo è in pratica. Richiede serietà, competenza e perfezione. Sono tutte qualità che ritrovo nei miei collaboratori».
L’importanza di puntare alla perfezione viene richiamata più volte nel suo libro, sembra una costante della sua vita professionale...
«Certo, quando lavoro, il mio cestino è pieno di carte, infatti scrivo a mano. Magari quello che ho scritto va già bene al primo colpo, ma poi mi rileggo e scopro che c’è sempre qualcosa da correggere. Sono sempre stato un perfezionista, anche nel campo della musica. Perciò non ho mai registrato nulla, non mi sentivo mai pronto. Ora forse inciderò qualcosa, anche se l’agilità delle dita non è più quella di una volta».
La musica è la sua grande passione. A un certo punto, nel libro, esorta: «Fate musica!»...
«Sì, la musica fa bene. Quando suono Bach al pianoforte provo un grande piacere fisico, ma la musica dei grandi classici, straordinaria, ha un limite: trasforma il pianista in un interprete. Invece il jazz lascia più spazio alla creatività. Creare musica e fare musica insieme agli altri ha un grande valore educativo. Nella mia vita fare musica è fondamentale. Anche oggi, se ho qualcosa di traverso e sono di cattivo umore, suono un po’ il pianoforte e mi passa tutto».
Ricordando gli anni della sua gioventù, lei scrive: «Avevamo il tempo». Ne parla come di una ricchezza ormai perduta, è così?
«Non vorrei sbagliarmi, ma ho l’impressione che oggi i giovani abbiano troppe cose da fare. Vedo i miei nipoti continuamente presi da attività, sono sempre in giro. Io stavo in casa, il più delle volte da solo, e avevo tempo per pensare, immaginare, riflettere. Oggi ci sono molte più informazioni, ma ricordo le lunghe chiacchierate con i miei amici, c’era una dimensione di fantasia che oggi viene un po’ a mancare».
Lei sottolinea più volte il piacere di imparare a pensare, ma oggi chi lo insegna?
«Non lo fa certamente la scuola, dove ti insegnano le materie ma non a ragionare. Io ricordo lo studio della filosofia come un elenco di biografie di filosofi e date da studiare a memoria, ma senza entrare nel pensiero dei filosofi I miei .gli Alberto e Christine, nati a Parigi, hanno fatto le scuole francesi dove lo studio della filosofia li ha obbligati a ragionare e a dibattere. La scuola mi ha dato istruzione, ma non cultura, non mi ha dato le chiavi di lettura per capire il senso delle cose. Oggi sarebbe utile studiare la filosofia delle tecnologie, per usarle bene, senza trattarle male. Avevo anche un progetto su queste cose, ma poi non si è fatto nulla».
Sposato con Margherita, padre di Alberto e Christine, nonno di cinque nipoti. Quanto ha contato la famiglia nella sua vita?
«La famiglia è il centro della vita. Ricordo un’intervista televisiva al filosofo Norberto Bobbio, già molto anziano. Gli chiesero che cosa restava di una vita così intensa come la sua. Rispose che gli restavano i pochi affetti di cui si era circondato. È proprio così. La nostra è una famiglia molto unita, forse grazie anche alle vacanze avventurose in giro per il mondo fatte tutti insieme, che aiutano a cementare i rapporti molto più di una classica vacanza al mare o in montagna».
Che nonno è Piero Angela?
«Spero ottimo. Ora ho anche la soddisfazione di un nipote che se la cava molto bene con il pianoforte e viene da me per imparare il blues. Se si impegna, diventerà davvero bravo».
C’è una nuova scoperta scienti.ca che vorrebbe raccontare?
«Non è facile dirlo, perché la scienza ogni volta ti sorprende. È difficile immaginare le cose che puoi desiderare, perché manca ancora l’oggetto del desiderio».