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lunedì 11 dicembre 2023
 
Dal 1954...
 

Piero Angela: "La Rai deve parlare a tutti"

03/01/2014  «Da corrispondente prima e da conduttore del Tg poi", raccontava a 60 anni dall'ingresso in Rai, "ho sempre tenuto a fare sapere a tutti che non ero legato a nessuna forza politica. Nonostante questo, quando, anche in tempi recenti, mi è stata offerta una candidatura, ho sempre gentilmente rifiutato".

Quando il 3 gennaio del 1954 Fulvia Colombo annunciò l’inizio della regolare programmazione della Rai, Piero Angela era un dipendente dell’azienda già da due anni. Da allora di anni ne sono passati altri sessanta, ma lui continua imperturbabile ad andare in onda con le nuove puntate del suo Superquark. Partiamo allora da quel 1952, quando angela, quotato pianista jazz, vince il concorso per conduttori radiofonici: «Mi spedirono prima a Parigi e poi a Bruxelles e quando la Tv partì iniziai a inviare le mie corrispondenze anche in video. Altri giornalisti, come Sergio Zavoli, hanno seguito il mio percorso. sapevamo che dovevamo inventare praticamente tutto, ma l’esperienza radiofonica ci fu di grande aiuto». L’avventura come corrispondente dura fino al 1968 e porta Angela nelle zone più pericolose del mondo, dal medio oriente al Vietnam, anche se lui, con tipico understatement torinese, minimizza: «Non ho mai avuto l’istinto barricadero del cronista di guerra. Poi dovevo fare attenzione, perché a casa avevo una moglie e dei bambini piccoli...».

Il primo Tg dei giornalisti

Comunque fu molto contento quando gli proposero di diventare, con Andrea Barbato, uno dei due volti del neonato Tg delle 13.30. «Fu il primo Tg condotto non da annunciatori, ma da giornalisti. Ho ripetuto l’esperienza nel 1976 quando, sempre con Barbato, fondammo il Tg2». Ma torniamo al 1968. Quando non è in video per raccontare cosa accade nel mondo, Angela si dedica a una serie di documentari sul “programma Apollo”, il progetto che avrebbe portato allo sbarco sulla luna.
«Quel lavoro mi ha fatto scoprire la passione per la divulgazione scientifica e da allora non l’ho più abbandonata». Neanche quando, come ci confessa, si sono fatte sentire le sirene della politica. «Da corrispondente prima e da conduttore del Tg poi, ho sempre tenuto a fare sapere a tutti che non ero legato a nessuna forza politica. Nonostante questo, quando, anche in tempi recenti, mi è stata offerta una candidatura, ho sempre gentilmente rifiutato. Una volta chiesi a Ruggero Orlando, che diventò deputato per il Psi dopo essere stato corrispondente da New York, come si trovava in parlamento. Rispose: “Conto come il due di picche”».
Angela è rimasto impassibile anche di fronte alle sirene della concorrenza, cioè la Fininvest di Silvio Berlusconi. «Anche in questo caso le offerte sono state ripetute e allettanti. Ho preferito non accettare, per due motivi: il primo è che ho sempre pensato che il mio posto fosse nel servizio pubblico; il secondo è che volevo evitare l’eccessivo condizionamento della pubblicità». Arrivando all’oggi, il conduttore difende il modello della Tv generalista: «La Rai deve continuare ad avere delle reti che offrano un po’ di tutto, cultura compresa. Altrimenti c’è il rischio che programmi come il mio diventino di nicchia. Mentre il mio obiettivo è sempre stato di parlare a tutti».

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