Quando il 3 gennaio del 1954 Fulvia Colombo annunciò l’inizio
della regolare programmazione
della Rai, Piero Angela era un dipendente
dell’azienda già da due
anni. Da allora di anni ne sono
passati altri sessanta, ma lui continua imperturbabile
ad andare in onda con le
nuove puntate del suo Superquark. Partiamo
allora da quel 1952, quando angela,
quotato pianista jazz, vince il concorso
per conduttori radiofonici: «Mi spedirono
prima a Parigi e poi a Bruxelles e quando
la Tv partì iniziai a inviare le mie corrispondenze
anche in video. Altri giornalisti,
come Sergio Zavoli, hanno seguito il
mio percorso. sapevamo che dovevamo
inventare praticamente tutto, ma l’esperienza
radiofonica ci fu di grande aiuto». L’avventura come corrispondente dura
fino al 1968 e porta Angela nelle zone
più pericolose del mondo, dal medio
oriente al Vietnam, anche se lui, con tipico
understatement torinese, minimizza:
«Non ho mai avuto l’istinto barricadero
del cronista di guerra. Poi dovevo fare attenzione,
perché a casa avevo una moglie
e dei bambini piccoli...».
Il primo Tg dei giornalisti
Comunque fu
molto contento quando gli proposero di
diventare, con Andrea Barbato, uno dei
due volti del neonato Tg delle 13.30. «Fu
il primo Tg condotto non da annunciatori,
ma da giornalisti. Ho ripetuto l’esperienza
nel 1976 quando, sempre con Barbato,
fondammo il Tg2». Ma torniamo al 1968. Quando non è in
video per raccontare cosa accade nel mondo, Angela si dedica a una serie di documentari
sul “programma Apollo”, il progetto
che avrebbe portato allo sbarco sulla luna.
«Quel lavoro mi ha fatto scoprire
la passione per la divulgazione scientifica
e da allora non l’ho più abbandonata». Neanche quando, come ci confessa, si sono
fatte sentire le sirene della politica.
«Da corrispondente prima e da conduttore
del Tg poi, ho sempre tenuto a fare sapere
a tutti che non ero legato a nessuna
forza politica. Nonostante questo,
quando, anche in tempi recenti, mi è stata
offerta una candidatura, ho sempre gentilmente
rifiutato. Una volta chiesi a Ruggero Orlando, che diventò deputato per il Psi dopo essere stato corrispondente da New York, come si trovava in parlamento. Rispose: “Conto come il due di picche”».
Angela è rimasto impassibile anche
di fronte alle sirene della concorrenza,
cioè la Fininvest di Silvio Berlusconi.
«Anche in questo caso le offerte sono state
ripetute e allettanti. Ho preferito non
accettare, per due motivi: il primo è che
ho sempre pensato che il mio posto fosse
nel servizio pubblico; il secondo è che volevo
evitare l’eccessivo condizionamento
della pubblicità». Arrivando all’oggi, il
conduttore difende il modello della Tv
generalista: «La Rai deve continuare ad
avere delle reti che offrano un po’ di tutto,
cultura compresa. Altrimenti c’è il rischio
che programmi come il mio diventino
di nicchia. Mentre il mio obiettivo è
sempre stato di parlare a tutti».