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domenica 28 maggio 2023
 
 

«Il Papa ci ha preso in contropiede»

21/02/2013  Don Ciotti, Mazzi e Di Noto concordano: «La scelta di Ratzinger è profetica e provocherà cambiamento». Uno speciale sul numero di Famiglia Cristiana in edicola e in parrocchia.

Sedotti dal Papa e dalla grandezza della sua scelta. Tre preti diversissimi tra loro, come don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi e don Fortunato di Noto, accomunati dal lavoro sulla “strada” tra i deboli, gli sbandati nelle curve della vita e le vittime della violenza, non hanno dubbi: quello di Benedetto XVI è stato un «grande, coraggioso gesto d’amore nei confronti della sua Chiesa». Una lezione magistrale. Soprattutto una «scelta profetica», gravida di buone notizie, capace di «provocare cambiamento».

«Questo Papa così timido, che a volte m’è sembrato persino troppo prudente, ci ha presi tutti in contropiede con la sua scelta. È stata una lezione che mi ha graffiato la coscienza e mi ha interrogato a fondo. Il suo annuncio, per certi versi storico, credo sia davvero un segno profetico che cambia e provoca altri cambiamenti. Perché “cambiare” è una forte richiesta del nostro tempo», afferma don Luigi Ciotti. Quello di Benedetto XVI, secondo il presidente dell’associazione Libera, è anche un «richiamo forte alle coscienze di chi ha grandi responsabilità dentro la Chiesa perché le esercitino sempre come un servizio». Ma sottolinea quanto tale gesto abbia rivelato anche «un’intensa solitudine». «Credo che, oggi, ci siano nella Chiesa troppi cenacoli, gruppetti, ringhiere che salvaguardano, ma allontanano chi sta sulla strada», prosegue don Ciotti. «E una Chiesa più preoccupata della sua sopravvivenza che di quella del regno di Dio rischia di sbagliare traiettoria. Il Vangelo chiede più profezia e meno diplomazia. Il cammino di rinnovamento del Concilio, citato proprio pochi giorni fa da Benedetto XVI, deve essere ripreso con forza. Più che di nuove strutture di curia c’è bisogno di testimoni».

Don Ciotti ricorda, infine, le parole nette, pesanti come macigni, pronunciate dal Papa in piazza Politeama a Palermo, quando definì la mafia come «strada di morte, incompatibile col Vangelo». «Sono le stesse parole chiare usate contro l’usura e la corruzione. Ed è sempre lui che ha firmato l’atto che porterà alla beatificazione di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia», conclude.

Anche per don Antonio Mazzi questa scelta «dolorosa e intelligente affretterà nel mondo cattolico una revisione profonda che altrimenti avrebbe rischiato di avere tempi assai più lunghi. Questo gesto ha tirato giù il Papa dal palco e lo ha fatto tornare Pietro, pastore, più che maestro, servo, anche coi suoi limiti e difetti umanissimi». Il fondatore della Comunità Exodus ammette d’avere avuto qualche pregiudizio nei confronti di Papa Benedetto. «Ora questa scelta m’ha reso evidente quanto non vedevo prima: la sua capacità profetica, anzi da vero patriarca, perché la sua è stata una scelta costosissima, fatta in piena libertà e in totale solitudine».

Qualcuno lo ha criticato, definendo il gesto del Pontefice come «un abbandono della croce»,
portata, invece, fino in fondo dal suo predecessore Karol Wojtyla. «Niente di più sbagliato», ribatte Mazzi: «Questo sparire da vivo è una morte assai più pesante e ardua. Un vero miracolo. Il prossimo Papa, che non dovrà essere né europeo né curiale, dovrebbe indire un Concilio, con regole nuove, più aperto alla presenza dei laici».

Il pontificato di Ratzinger, secondo don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter,
è stato straordinario anche per l‘impegno profuso nella lotta alla pedofilia nel clero. «Ha fatto tanto per noi e per contrastare il fenomeno, indicando una nuova pastorale di prossimità e vicinanza ai piccoli, ai deboli e ai vulnerabili», sottolinea il sacerdote siciliano. «Lo scandalo della pedofilia nella Chiesa sarà la ragione del rinnovamento», prosegue. E sul Papa dice: «Benedetto XVI, amico dei bambini, ha ascoltato il loro grido e lo ha amplificato con la sua umile ma ferma ragione, nella fede, di dire “basta” e di iniziare un cammino, difficile, ma possibile, non solo nella repressione e negli interventi canonici, ma offrendo norme e linee guida efficaci nella prevenzione. C’è una comunità ecclesiale e civile riconoscente, perché il Santo Padre ha ribadito a tutti che “chi non è dalla parte dei bambini, non è di Gesù Cristo”, ed è quindi fuori dalla comunione ecclesiale».

Quindi don Di Noto conclude: «A Papa Benedetto non possiamo rimproverare nulla: ha operato scendendo in campo e affondando nel dolore delle vittime tutta la sua umanità di padre e pastore. È il momento di continuare quest’opera di rinnovamento, di purificazione e di continuità».

Questo servizio fa parte di un ampio speciale dedicato a Benedetto XVI e alla sua scelta, contenuto nel numero di Famiglia Cristiana ora in edicola e in parrocchia.

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