Il dolore più terribile, e inspiegabile a parole, che possa capitare a una donna è quello di vedere morire il proprio figlio. Luigi Pirandello crea in La vita che ti diedi un intenso personaggio femminile, una madre appunto Donna Anna Luna, che si allontana dai tradizionali raziocinanti personaggi pirandelliani, per crearsi una lucida follia dopo la morte del figlio per autoconvincersi che lui non è morto, ma vive ancora lontano da lei, come negli ultimi sette anni.
Così lei può pensarlo vivo e si adopera per comunicare agli altri personaggi la sua idea consolatoria per sopravvivere al dolore.
Nell’allestimento, prodotto dallo Stabile di Bolzano, l’acuta regia di Marco Bernardi sottolinea come l’amore di questa madre voglia travolgere ogni logica comune per crearsi appunto una realtà parallela. Anche lo spazio contribuisce a suggerire una dimensione altra rispetto al reale: una scenografia bianca, apparentemente realistica, con una panca scura, una sedia e un tavolo sul lato, diviene surreale perché inclinata verso il pubblico, costretto ad assistere allo spettacolo, attraverso una visuale non convenzionale.
Gli attori animano lo spazio asettico con le loro forti presenze sceniche: Patrizia Milani dà vita a una toccante Donna Anna che, pur vegliando il figlio morto, che non si vede perché è in una stanza in quinta, tra lo stupore della sorella e delle donne raccolte in preghiera, come in un coro di una tragedia greca, si rifiuta di accettarne la morte, tenendolo in vita con il suo amore poiché afferma che lui vive nel suo cuore, attraverso il ricordo. La madre non piange, proprio perché si è creata la sua consolazione mentale, non riconoscendo neppure fisicamente il proprio figlio, mutato dalla malattia, nel cadavere che sta vegliando.
Il sacerdote, Don Giorgio Mei di Carlo Simoni, la incalza con fermezza per farla ragionare, ma la madre spiega come il dolore che si prova non sia per le persone morte, ma per se stessi e per la vita che non si può più condividere con chi non c’è più; Patrizia Milani rende questo discorso umano e convincente arricchendolo con intonazioni che fanno del suo personaggio una donna ora fragile ora forte.
Quando poi arriva la compagna del figlio per cercarlo, Lucia Maubel, interpretata da Irene Villa, e rivela di essere incinta, Donna Anna vuole coinvolgerla nella sua follia e non le rivela la verità, convinta che ora lui continuerà a vivere nel nipote che avrà gli stessi «capelli d’oro e occhi ridenti».
Ma la madre di Lucia le svela la verità e così ora anche Donna Anna piange, si dispera perché è come se suo figlio morisse in quel momento in cui viene squarciato il velo dell’illusione che lei si era costruita. Amaramente afferma che i veri morti sono coloro che si affannano per riempirsi la vita, inseguendo scadenze, orari, partecipando a viaggi, senza accorgersi della vacuità della loro esistenza.
Dove e quando
LA VITA CHE TI DIEDI di Luigi Pirandello. Regia di Marco Bernardi Con Patrizia Milani Carlo Simoni, Irene Villa, Giovanna Rossi, Gianna Coletti, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini, Riccardo Zini. Scene di Gisbert Jaekel. Costumi di Roberto Banci. Suoni di Franco Maurina. Luci di Massimo Polo. Produzione Teatro Stabile di Bolzano. Al Teatro Carcano di Milano dal 7 al 18 gennaio 2015, dal 20 al 25 gennaio,a Genova al Teatro della Corte, dal 30 gennaio al 4 febbraio a Trieste al Teatro Orazio Bobbio, dal 5 all’8 febbraio a Modena al Teatro Storchi, dal 10 l 15 febbraio a Napoli al Teatro Mercadante. Info: Teatro Carcano, www.teatrocarcano.com