Alla fine, il "no pasaran" ha prevalso. Lo sbarramento al Front National imposto seguendo il "patto repubblicano", con le liste meno favorite che hanno fatto la cortesia di autoescludersi dal gioco, ha fatto sì che i Repubblicani di Sarkozy e i socialisti abbiano sconfitto Marine Le Pen in queste animatissime elezioni regionali che hanno tenuto la Francia col fiato sospeso per sette lunghi giorni. Via via che i risultati fioccavano dalle varie regioni, la Francia dal respiro mozzato diventava prima rosa poi blu: rosa socialista, in particolar modo sulle regioni atlantiche, e blu repubblicano al nord e al centro. Il "blu Marine" é stato diluito con il solvente della prudenza e il Front non ha ottenuto nessuna regione.
Mai come ora però, l’espressione "vittoria di Pirro" è adatta alla situazione. I numeri in favore del Front National sono e restano impressionanti e in questi ultimi anni i consensi in favore del partito di estrema destra non hanno fatto che crescere. C’é ben poco da alzare i calici di champagne. Un buon numero di astensionisti nauseati dalla politica e dai tecnocrati si sono recati alle urne semplicemente per arginare il peggio, trascinando i piedi. È stato un voto "contro" e a favore di nessuno. Ne è consapevole Alain Juppé, ora favorito per le elezioni primarie all’interno del partito repubblicano. Nel suo discorso post-elezioni, ha invitato alla riflessione e al rinnovamento. L’anziano ex sindaco di Bordeaux, nonostante qualche scandalo di mazzette alle spalle, tenta di imporre la sua immagine di rassicurante "vecchio saggio" anche ai sondaggi. Secondo i più recenti, un eventuale ballottaggio tra lui e la Le Pen alle presidenziali del 2017 vedrebbero la sua vittoria, mentre se l’antagonista di Marine fosse Sarkozy, quest’ultimo perderebbe.
Sembra essere proprio Sarkozy il grande perdente di queste regionali. Se è vero che sette regioni sono finite sotto l’egida repubblicana, se è vero che Parigi è stata conquistata dalla repubblicana Valérie Pecresse, almeno tre regioni hanno vinto esclusivamente grazie alla manovra del ritiro delle liste socialiste e i maggiori protagonisti delle campagne regionali, da Xavier Bertrand al nord, a Laurent Wauquiez nel Rhone-Alpes, alla stessa Pecresse in Ile de France hanno gentilmente chiesto al capo di partito di starsene zitto e di non manifestare il proprio sostegno all’uno o all’altro, per timore di perdere a loro volta il sostegno degli elettori.
Sarkozy, col suo balletto schizofrenico di ammiccamenti e girate di spalle al Front National ha stancato un po’ tutti, così quell’uscita infelice che gli ha fatto dire «il voto ai lepenisti non è immorale ma bensì comprensibile» è cascata sulle sue lucide Weston col tacco come la proverbiale zappa sui piedi. Niente impedirà all’abile Sarko di risorgere, ma ora i tempi sono duri e non si sa se sarà lui ad approfittare di questa inclinazione a destra dell’assetto politico francese.
Quel che è certo è che si è perso per strada i favori e le simpatie di molti suoi ex fedelissimi: dalla giovane e brillante Nathalie Kosciusko Morizet, perdente per un soffio alle elezioni municipali a Parigi e ora in procinto di essere sospesa dalla sua carica di vicepresidente di partito, all’esuberante Nadine Morano, alla supermediatizzata Rachida Dati. A metà febbraio i Repubblicani affronteranno un meeting in cui cercheranno di delineare chiaramente le linee ideologiche del partito. Ne vedremo delle belle.