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giovedì 12 settembre 2024
 
l'editoriale
 

Più la guerra si inasprisce, più la pace diventa urgente

06/03/2023  Si sente ripetere che non si può che combattere: falso. Chi crede preghi, agisca e dissenta dalla soffocante logica delle armi (di Andrea Riccardi)

Veramente la pace sembra perduta. Scorriamo le notizie per trovare qualche segnale positivo che indichi  una via di soluzione. Ma non se ne trovano. Qualche volta si spera che qualcosa avvenga dietro le quinte.  Cercare vie di pace non è cedere all’aggressione russa all’Ucraina, che più passa il tempo, più appare  come brutale e inutile. E, come sottolineo da quasi dodici mesi, sono gli ucraini a pagarne in larga parte il  prezzo, con morti, distruzioni, violenze subite. Infatti, nonostante la sua resistenza sorprendente (prima  di tutto per i russi che non la prevedevano), l’Ucraina soffre tanto. Tra i Paesi più poveri d’Europa, ha  perduto il 30% della sua economia, con 16 milioni di ucraini senza lavoro e 17,5 milioni che nel 2023  avranno bisogno di aiuti umanitari (peraltro, dopo lo slancio iniziale, in calo). Milioni di ucraini sono  all’estero. Fino a quando durerà questo strazio? Non possiamo rassegnarci a che gli ucraini paghino un  prezzo così alto.

Tra l’altro, questa guerra, così brutale ma anche così particolare (in cui l’Ucraina non può  attaccare in territorio russo), pone di fronte a un evidente rischio di allargamento. Basta un incidente.  Molti suggeriscono che la Russia intende condurre una politica aggressiva su più vasto raggio per  ricostruire parte dell’impero perduto: lo mostrerebbe la sospensione della  partecipazione al Trattato sulla  riduzione delle armi nucleari e la revoca di un decreto sulla sovranità della Moldavia nell’ambito della  politica russa. D’altra parte settori minoritari in Occidente pensano che la pace non sarà assicurata  senza la caduta di Putin, cui mirerebbe questa guerra di autodifesa. Poco è chiaro, se non le tante vittime e i tanti dolori. Edgar Morin, forte dell’esperienza dei suoi 101 anni e della sua libertà di spirito, scrive: «Più  la guerra si aggrava, più la pace è difficile e urgente. Evitiamo una guerra mondiale. Sarebbe peggio  della precedente». C’è un blocco che noi cittadini comuni sentiamo molto. Ma lo sentono pure non pochi  politici. Il blocco è che non si può fare altro che combattere. Scriveva Stefan Zweig alla vigilia della  Seconda guerra mondiale: «Me ne stavo come tutti gli altri nella mia stanza, indifeso come una mosca,  impotente come una lumaca, mentre era in gioco la mia vita e la mia morte… il mio futuro ». Quando un  conflitto comincia, le sorti sono nelle mani di pochi signori della guerra.

Siamo obbligati a restare nella  nostra stanza indifesi come una mosca o impotenti come una lumaca? Bisogna uscire da questa  sensazione di impotenza, non perché non abbia seri fondamenti, ma perché ci fa sprofondare  nell’indifferenza. La preghiera, per i cristiani e i credenti, è una protesta contro la guerra, consapevoli che il  Signore della pace ascolta la nostra invocazione. Ma anche coltivare pensieri di pace, informarsi,  esprimersi individualmente o insieme pesa nell’opinione pubblica e, forse, nell’orientamento dei Governi. Il  blocco della situazione internazionale non può essere assunto e ratificato dai nostri cuori e dalle nostre  menti. La pace non può e non deve essere perduta per sempre.

 

 

 

 

 

 
 
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