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sabato 24 maggio 2025
 
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Più prudenza e meno accoglienza?

02/07/2015  Una lettera al Direttore chiede di riflettere sull'accoglienza agli immigrati. Quali possono essere i rischi di flussi senza controllo e regolamentazione.

Caro don Antonio, dopo aver accolto immigrati da ogni dove, e una volta averli alloggiati con la famiglia in Italia, succede che in provincia di Bergamo, a un imam siano concessi anche sussidi per l’affitto e gli studi dei figli. Lui, però, non contento continua a brigare di nascosto, finché viene arrestato per terrorismo jihadista. Così, per un malinteso senso di accoglienza, l’Unione europea ci obbliga come Paese di primo approdo a tenere queste “serpi velenose” in seno, fino a quando non decideranno di morderci in modo letale. Ma allora sarà troppo tardi! Se qualcuno non se ne fosse accorto, il tempo della Chiesa che invita ad accogliere senza discriminazioni è finito, perché dall’inizio del terzo millennio, proprio da quel fatale 11 settembre 2001, il mondo è cambiato. Almeno per una volta, vogliamo meditare seriamente su queste parole di Gesù: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe».                 

GIULIO M.

Non ho nulla da dire sulla severità con cui si devono applicare le leggi quando qualcuno, chiunque esso sia, intende danneggiare la collettività con atteggiamenti e comportamenti violenti. Occorre prevenire ed evitare che, sotto mentite spoglie, si annidino “serpi” in mezzo a noi, impedendo che il loro morso faccia danni letali. Detto ciò, non va mai strumentalizzata la religione, non solo quella cristiana, per altri fini. I terroristi che uccidono nel nome di Allah, com’è avvenuto nei giorni scorsi sulle spiagge di Sousse in Tunisia, sono dei veri e propri blasfemi. Non c’è nessuna religione che ordina di uccidere persone innocenti. Anche il Vangelo non va piegato ai nostri desideri. Ci sono valori che hanno bisogno d’essere incarnati meglio nella complessità del mondo in cui viviamo, ma non passano di moda.

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