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sabato 12 ottobre 2024
 
 

Poletto: solo un santo può fare un gesto così

16/02/2013  L'arcivescovo emerito di Torino, il più anziano tra i cardinali italiani del conclave, mostra ammirazione per il gesto di umiltà con cui Benedetto XVI ha rinunciato al papato.

Papa Benedetto XVI con l'arcivescovo di Torino card. Severino Poletto durante l'incontro del 2007 con i vescovi e i fedeli del Piemonte e della Valle d'Aosta nella Basilica di San Pietro (Ansa).
Papa Benedetto XVI con l'arcivescovo di Torino card. Severino Poletto durante l'incontro del 2007 con i vescovi e i fedeli del Piemonte e della Valle d'Aosta nella Basilica di San Pietro (Ansa).

Non avrebbe mai immaginato di partecipare ancora all’elezione di un Pontefice. Un’eventualità semplicemente impossibile, irrealizzabile, mai presente nei suoi pensieri. Il 18 marzo 2013, infatti, il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino dal 1999 al 2010, compirà 80 anni, limite a partire dal quale non è più possibile essere “elettore” in Conclave. E invece la decisione storica di Benedetto XVI, che ha scelto di dimettersi il 28 febbraio alle ore 20, riporterà, davvero inaspettatamente, nella Cappella Sistina il card. Poletto, il quale non solo parteciperà ai lavori preparatori, ma avrà diritto di voto per eleggere il Papa, essendo tra l'altro il più anziano dei cardinali italiani. Anche se prima di partire per Roma lo attende ancora una settimana di esercizi spirituali che predica nel Santuario di Loreto ai sacerdoti salesiani, sul tema della fede. «E anche e soprattutto noi preti abbiamo bisogno oggi di confrontarci e di ragionare sulla fede», confida il cardinale.

Così Severino Poletto diventa il porporato italiano più anziano a entrare in Conclave. La norma che regola la materia, infatti, prescrive che “alla elezione non partecipano coloro che hanno già compiuto, il giorno in cui comincia la vacanza della Sede Apostolica, gli 80 anni di vita. Vale, quindi, per decidere chi rimane fuori e chi entra, l’inizio della “sede vacante”, cioè il 1° marzo. E siccome l’arcivescovo emerito di Torino compie gli anni il 18, sarà sicuramente tra gli elettori. Un’esperienza che, tuttavia, vive con umiltà e trepidazione, come ha confidato nella nostra video-intervista, e non certo con vanità o con orgoglio.

Ciò che invece lo ha segnato nel profondo, che lo ha sconcertato e ammirato, è la scelta di Papa Ratzinger. Ammirazione che si è manifestata con un telegramma inviato a Benedetto XVI. «Beatissimo Padre», ha scritto il card. Poletto al Pontefice, «la decisione da vostra Santità comunicata oggi ai Cardinali presenti a Roma e radunati in Concistoro, di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma e Successore di Pietro a partire dal 28 febbraio, ha provocato in me grande sconcerto e profonda commozione. Il mio affetto per la sua augusta Persona e la mia stima ammirata, che sono sempre state grandi per come Lei ha sempre guidato la Chiesa universale in questi anni, di fronte a questa decisione sono diventate, se fosse possibile, ancora più grandi, perché solo un “Santo”, quale Lei è, può arrivare a dichiarare con serenità e straordinaria umiltà, che è meglio farsi da parte quando le forze e l’età avanzata non consentono di esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Mi sono commosso fino alle lacrime, che mi sono grondate dagli occhi, non in senso metaforico ma reale. Mi prostro davanti alla sua Persona con grande affetto e stima per ringraziarla per quanto ha fatto e farà per la Chiesa e per l’umanità intera e nella speranza di aver occasione, insieme al Collegio cardinalizio, di cui faccio parte, di incontrarla di persona per esprimerle il mio affetto riconoscente, le assicuro il mio quotidiano ricordo nella preghiera e le chiedo una particolare benedizione apostolica. Con grande venerazione, mi professo Suo devotissimo nel Signore».

Un uomo come Benedetto XVI, evidenzia il Cardinale, con la cultura teologica, con la capacità che ancora ha di comunicare e di fare, di riconoscere che il calare delle forze richiede energie diverse per guidare la Chiesa, «dimostra che solo la santità e l’umiltà che lo contraddistinguono potevano portarlo al gesto, dopo quasi 700 anni, di rinunciare al papato prima della morte».

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