“Questa è la nostra Europa e nessuno ci porterà fuori”. A 94 anni Wanda Traczyk-Stawska, veterana della rivolta di Varsavia contro i nazisti ha ancora la forza di scendere in piazza e di gridare la sua voglia d’Europa. La sua voce si unisce a quella di centinaia di migliaia di polacchi che domenica 10 ottobre hanno manifestato in decine di città polacche per sostenere l’appartenenza della Polonia all’Unione Europea. Un’appartenenza che sembra a rischio dopo la sentenza pronunciata la scorsa settimana dalla Corte Suprema polacca, che ha sancito il primato del diritto nazionale su quello comunitario, e l'incompatibilità di alcune leggi europee con la costituzione polacca.
La decisione della Corte è arrivata dopo mesi di controversie fra il governo conservatore-nazionalista di Varsavia e Bruxelles su diversi temi: l’indipendenza dei giudici, l’aborto, i diritti della comunità omosessuale.
A convocare le manifestazioni pro-Bruxelles è stato l'ex presidente del consiglio europeo Donald Tusk, ora leader del principale gruppo di opposizione del paese, Piattaforma Civica,
Tusk ha chiesto ai polacchi di "difendere la Polonia europea”."Non c'è ora cosa più importante che difendere la Polonia in Europa" ha detto Tusk rivolgendosi alla marea di persone (100 mila secondo gli organizzatori) riunite nella Piazza del Castello della capitale.
Nei giorni scorsi il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha difeso la sentenza della Corte Suprema. "Abbiamo gli stessi diritti degli altri Paesi. Vogliamo che questi diritti siano rispettati", ha scritto su Facebook dopo la decisione.
Tuttavia, ha anche insistito sul fatto che "il posto della Polonia è e sarà nella famiglia delle nazioni europee", e il suo partito ha affermato di non avere piani per quella che alcuni chiamano "Polexit". Secondo alcuni sondaggi recenti, l'80 per cento dei polacchi resta favorevole all'adesione all'Unione Europea.