Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 12 maggio 2025
 
dossier
 

«Io, collaudatore, sul ponte di Genova ho pensato alle vittime»

22/07/2020  Tommaso Ferrari è uno dei sessanta autisti che hanno effettuato le prove di carico sull’ex Morandi: «Non ho mai provato un’emozione così forte e contrastante. Da un lato, la soddisfazione per un’opera fondamentale per Genova e anche bella da vedere. Dall’altro, la grande tristezza pensando alle quarantatré persone che hanno perso la vita qui sotto»

«In vita mia non ho mai provato un’emozione così forte e contrastante. Da un lato, la soddisfazione per un’opera fondamentale per Genova e anche bella da vedere. Dall’altro, la grande tristezza pensando alle quarantatré persone che hanno perso la vita qui sotto». Tommaso Ferrari, 56 anni, bresciano, è uno degli autisti della ditta Germani Trasporti di San Zeno Naviglio (Brescia) che in questi giorni hanno effettuato le prove di carico per il collaudo statico del nuovo ponte di Genova, tirato su a tempo di record e che sarà inaugurato il 3 agosto.

«È stata un’esperienza faticosa ma entusiasmante», racconta al telefono mentre in sottofondo, sul ponte, si sentono i clacson dei camion che in questo modo si congedano dalla città dopo quasi quattro giorni di prove di carico iniziate sabato pomeriggio e concluse martedì sera, in anticipo sulla tabella di marcia. «Stasera (martedì, ndr) c’è un’atmosfera bellissima», racconta Ferrari, «le campate del ponte sono illuminate dal tricolore, i miei colleghi suonano il clacson mentre sono appena iniziate le operazioni di discesa dei camion».

Durante il collaudo sono stati impiegati 56 autoarticolati, composti da motrice e rimorchio, oltre ai quattro moduli Spmt per le prove sulla rampa di innesto. I mezzi hanno transitato sulla struttura in formazione serrata a marcia lenta per permettere l’assestamento strutturale dell’impalcato; poi la prova a torsione con alcuni mezzi che hanno percorso la carreggiata nord e la carreggiata sud e infine la prova di frenatura con i camion in frenata contemporaneamente in un punto definito. «In totale», spiega Ferrari, «siamo sessanta autisti, molti stranieri, più sei dirigenti della Germani che hanno diretto i lavori».

I turni di lavoro: «Si cominciava la mattina alle sei e si finiva alle sette di sera con una pausa panino a mezzogiorno. Ogni mezzo pesa 46 tonnellate, in totale sul ponte siamo arrivati a 2.500 tonnellate di peso. Il primo giorno sono saliti sedici mezzi tutti insieme sulla campata centrale».

Un bilancio del collaudo? «Sì, alla vigilia un po’ di timore c’è sempre ma direi che è andato tutto bene. Abbiamo fatto una serie di operazioni molto delicate, con distanze minime, si lavorava a millimetro. Ieri, ad esempio, hanno fatto spostare 7 camion perché uno era fuori di 10 centimetri circa dal tracciato e questo indica la pignoleria e il rigore con cui è stato fatto».

Ferrari, che ha lavorato sul ponte con il fratello Dario, pensa ai suoi colleghi che hanno dovuto portare via le macerie dopo il crollo di due anni fa: «Per loro è stato un’esperienza triste perché tra quelle macerie c’erano i brandelli di vita delle persone che sono morte. Quando sono salito sul ponte per la prima volta sabato ho pensato a loro, a quel precipizio che si è aperto all'improvviso e in un attimo li ha fatti precipitare. Credo che quest’ombra di tristezza non andrà mai via da questa infrastruttura che pure è un vanto per l’Italia».

Ferrari è rimasto colpito dal nuovo ponte soprattutto, dice, per «la semplicità: non ha corde, fili o tiranti, da sopra sparisce, diventa fluido, ha una visibilità spettacolare, io riesco a vedere tutto quello che sta succedendo fino alle gallerie di Levante». E conclude: «Ho cominciato a fare questo lavoro nel 1985 e ma questa è stata un’esperienza davvero particolare e suggestiva».

Il ponte, che si chiamerà Genova San Giorgio, è stato costruito in 15 mesi da Webuild (ex Salini Impregilo) e Fincantieri su progetto di Renzo Piano. I lavori sono iniziati ufficialmente il 15 aprile 2019 con la posa del primo palo di basamento per la pila 6 dopo la demolizione dei tronconi rimasti in piedi dell’ex ponte Morandi. Sono state utilizzate 24.000 tonnellate d’acciaio per le strutture, equivalenti al peso di tre Tour Eiffel mentre 67.000 i metri cubi di calcestruzzo impiegati nei lavori, l’equivalente di un Empire State Building e mezzo. La lunghezza complessiva del Ponte è di 1.067 metri e conta in totale 19 campate. Circa mille le persone coinvolte tra progettazione e costruzione. Gli operai hanno lavorato 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, anche in pieno lockdown, in turni paralleli sottoterra, in elevazione, in quota, dentro l’impalcato e sopra la soletta.

Multimedia
Genova ha il nuovo ponte, cerimonia sobria e frecce tricolori. E spunta l'arcobaleno
Correlati
Genova, in volo con il drone sul nuovo ponte
Correlati
Genova ha il nuovo ponte, cerimonia sobria e frecce tricolori. E spunta l'arcobaleno
Correlati
WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo