A Bodega Bay, in California, la melodia di una campana realizzata da sapienti mani artigiane italiane ricorda il piccolo Nicholas Green, il bambino americano ucciso nel 1994 in autostrada, in Calabria, mentre era in vacanza con la famiglia, durante una rapina. Issata sul monumento affacciato sull’Oceano Pacifico, sulla campana sono incisi il nome di Nicholas e delle sette persone che alla sua morte hanno ricevuto i suoi organi. La campana della pace, invece, è collocata nella piazza centrale di Tirana e anche questa è stata benedetta da papa Giovanni Paolo II. È stata realizzata fondendo i bossoli disseminati in Albania nella primavera di guerra del 1997. I bossoli furono raccolti in cambio di materiale didattico dai ragazzi albanesi “ambasciatori di pace” della regione della Zadrima. Essi furono poi offerti al presidente Mejdani suggerendo l’idea di una campana che facesse sentire i suoi rintocchi di pace all’alba del terzo millennio. Il 22 settembre 1999 nacque il bellissimo simbolo realizzato con strumenti di guerra per testimoniare come stridore e violenza possano trasformarsi in suoni di gioia. Queste campane sono nate in Molise, ad Agnone, in provincia di Isernia, nella Pontificia fonderia Marinelli.
UN RITO ANTICO
Visitare campanificio, fonderia e annesso Museo della campana è fare un viaggio nella storia a partire dal 1200, assistere da spettatori ai principali fatti di cronaca raccontati dai giornali di mezzo mondo, condensati in spazi sobri dedicati al museo e in un suggestivo percorso nel laboratorio artigianale, dove le campane vengono realizzate con lo stesso procedimento che si utilizzava nel Medioevo. Tra lavorazione della creta per creare i calchi, colate di bronzo e finissimi intarsi, ogni campana segue un antico rituale.
La Pontificia fonderia Marinelli è la più antica fonderia italiana e fra le più antiche del mondo, specializzata nella costruzione di campane. Secoli di storia custoditi dai fratelli Armando e Pasquale Marinelli, titolari della fonderia. Papa Giovanni Paolo II il 19 marzo 1995 ha visitato la fonderia, ha presenziato al rito della colata e ha impartito la benedizione, compendio essenziale di tutta la vita della campana, perché le creature inanimate, rappresentate dalla miscela di materiali necessari alla realizzazione dell’oggetto, prendono vita e da lì saranno la voce di Dio, che risuona nell’aria in cima ai campanili e nelle chiese di mezzo mondo. Un rito che prevede anche la recita delle litanie alla Madonna, la Madre di tutte le madri, che protegge la nuova creatura che sta nascendo. E poi invocazioni scelte dai committenti e letture tratte dal Vangelo del giorno.
Ci accoglie Armando Marinelli e ci racconta l’emozione di aver ricevuto la benedizione di un santo, l’origine dell’appellativo «pontificia» per la fonderia di famiglia, la scelta di continuare con un processo di lavorazione antichissimo. «Ripensare alla visita e alla benedizione di Giovanni Paolo II è un’emozione fortissima», confida Armando, «l’idea stessa di aver conosciuto un santo rende il nostro lavoro, che ha per noi una sincera ispirazione religiosa, di profondo impatto. Costruire una campana è spiritualità, è legame con le persone che si incontrano e con i territori che commissionano i lavori».
FORNITORI DEI PAPI
Armando e Pasquale non hanno voluto tagliare il legame con mille anni di storia utilizzando un procedimento di lavorazione più moderno. «La nostra è un’antica fonderia, i primi documenti ufficiali la fanno risalire al 1200», spiega. «Un tempo si lavorava lontano da casa per costruire campane di grandi dimensioni, in considerazione della difficoltà dei trasporti, delle vie di accesso, che spesso erano dei tratturi, così capitò di lavorare per sei anni a Pompei, utilizzando la locale fonderia, per le esigenze della città e del circondario. In quel periodo, erano gli anni 1922- 1923, il mio bisnonno Pasquale ebbe la fortuna di incontrare papa Pio XI, e nel 1924 fu concesso lo stemma pontificio, che una volta veniva dato alle aziende che lavoravano come fornitori della Chiesa».
Numerose le testimonianze e le curiosità che emergono dai documenti storici. Armando ci racconta di una sorta di atto notarile del 1600 ritrovato in un piccolo paese nei pressi di Agnone, Petrella Tifernina. «Si tratta di un documento preziosissimo, che ricostruisce giuridicamente gli accordi presi tra le parti per la realizzazione della campana e spiega tutti i particolari di un avvenimento sociale. I fonditori avrebbero dovuto ricevere vitto e alloggio durante il periodo di permanenza in paese e trovare sul posto i materiali necessari alla colata (cioè rame e stagno) che il parroco avrebbe procurato requisendo pentole e oggetti ai suoi parrocchiani. La nota di colore legata è la cronaca di una simpatica curiosità: il primo rintocco della nuova campana fu per il funerale del medico del paese, che aveva osteggiato in ogni modo la raccolta di metallo da destinare alla costruzione della campana».
TRADIZIONE CHE PROSEGUE
Presente e passato si fondono e inevitabilmente lo sguardo si proietta al futuro; i fratelli Marinelli sono stati scelti per un ambizioso progetto internazionale per ricordare i 500 anni della nascita di Leonardo da Vinci: sarà realizzata da loro una preziosa campana con intarsi raffiguranti l’Ultima Cena. Anche Expo 2015 ha avuto il marchio della loro maestria: una campana monumentale raffigurante san Francesco Caracciolo, il santo dei cuochi, realizzata per riportare l’attenzione sulla religiosità in un evento mondiale legato al cibo.
Dopo aver assistito a uno splendido concerto del maestro campanaro, che fa “parlare” ogni campana con una nota diversa, andiamo via serbando nel cuore le parole di Armando Marinelli: «Finché verranno prodotte campane ci sarà una speranza per il mondo perché vorrà dire che è ancora vivo il legame con il sacro e con la spiritualità».