Non solo la realizzazione di bagni adibiti con docce per i
senzatetto della Capitale, giusto nelle vicinanze del
Colonnato di San Pietro. Papa Francesco aiuta anche a pagare
le bollette delle famiglie insolventi per evitare loro lo
sfratto, così come contribuisce alle spese necessarie
all'adempimento di visti e documenti per tanti migranti
giunti in Italia. Lo rende noto l'agenzia Ansa. Solo lo scorso mese Jorge Mario Bergoglio ha dato disposizione di distribuire 250 mila euro tramite l'Elemosineria apostolica, il
«braccio» esecutivo della carità del Pontefice, guidata
dall'arcivescovo polacco Konrad Krawiesji. In
particolare, Bergoglio ha aiutato con 200mila euro tante
famiglie bisognose, e con 50mila i migranti, impossibilitati
a pagare i circa 150 euro necessari per mettere in regola i
documenti.
Un'attenzione ai più deboli che il Papa «venuto
da lontano» vuole portare a tutti i livelli, dalle «docce»
alle assisi internazionali: infatti, giovedì prossimo
Francesco si recherà alla sede della Fao, a Roma, per
rilanciare, nell'ambito della seconda Conferenza
internazionale sulla nutrizione in programma dal 19 al 21 e
di fronte a centinaia di governanti mondiali, il suo appello
alla lotta contro la fame nel mondo. «I soldi ci sono, il
Papa ce li ha - spiega all'Ansa monsignor Krajewski - si
tratta di impiegarli in maniera intelligente ed evangelica».
Del resto, in merito alla realizzazione delle docce
all'interno dei bagni per i pellegrini che si trovano vicino
al colonnato di San Pietro, proprio sotto le finestre del
Palazzo apostolico, i cui lavori iniziano lunedì 17
novembre e che saranno destinate all'utilizzo anche dei
tanti senzatetto che gravitano attorno all'affollata area
della basilica vaticana, Krajewski puntualizza: «Non
facciamo nulla di straordinario, dare alle persone la
possibilità di lavarsi fa parte dell'abc di una comunità, a
Roma tutti i bagni sono chiusi, ma sono esigenze elementari,
dove dovrebbero andare queste persone? E io come pastore
come posso parlare loro del Vangelo quando ho di fronte chi
innanzitutto ha esigenze del genere?».
«Siamo al centro
dell'Europa - fa notare l'Elemosiniere - mica in Africa,
eppure la Città eterna non offre la possibilità di un bagno
aperto, una cosa fondamentale. Come in una famiglia i
genitori provvedono a dare da mangiare a un bambino e
soddisfare le sue esigenze primarie perchè poi possa
crescere da solo, così noi dovremmo dare ai più poveri i
servizi essenziali, così magari loro potranno avere anche
una chance di reinserimento nella società». L'iniziativa delle docce per i clochard è
stata avviata, sempre su invito dell'arcivescovo polacco,
anche in una decina di parrocchie romane. «Lo dico anche al
sindaco Ignazio Marino, che è un medico - si rivolge quindi
Krajewski al primo cittadino della Capitale -, dove
dovrebbero andare queste persone a fare la pipì? Eppure, i
soldi ci sono, e tante risorse vengono sprecate. A Roma ad
esempio il cibo non manca, volendo si potrebbe fare tanto,
ma se servono 15 timbri e autorizzazioni non si fa più
nulla». L'Elemosiniere del Papa tiene comunque a precisare
che tutte le iniziative del suo ufficio «non sono in mio
nome, sono nel nome del Signore e del Vangelo» che significa
promuovere «la dignità umana» delle persone.