Non è per il gusto di rovesciare la frittata, ma a noi la faccenda dell’assenteismo di San Silvestro dei vigili romani ispira simpatia. Poveri “pizzardoni”. La notte di Capodanno l’83,5 per cento degli agenti in servizio ha marcato visita. Chi doveva assistere mammà inferma, chi aveva contratto qualche virus, chi stava donando il sangue (il prelievo Avis a mezzanotte di Capodanno? Non lo fa nemmeno Dracula). E così l’Italia - sdegnata tutta - si è accanita sul corpo dei vigili capitolini. Nessuna pietà. Il nostro è un popolo di "sdegnati speciali". Anche se tutto sommato i vigili non se la passano bene in una città come Roma, che ha il traffico più infernale d’Italia e il più alto rapporto di auto per cittadino del mondo (70 ogni cento abitanti) e che ha a che fare con periferie immense, tra le più pericolose e problematiche d’Italia e d'Europa.
In men che non si dica il pizzardone romano - il nuovo untore - è diventato il simbolo universale dell’assenteismo del pubblico impiego. E naturalmente è stato riesumata la maschera di di Otello Celletti, il vigile capitolino interpretato da Alberto Sordi, vecchio ormai di 50 anni, cui ancora gli agenti del traffico romano sono inchiodati nell’oleografia nazionale. Un po' come se oggi il medico della mutua fosse ancora il dottor Tersilli... Li hanno incolpati perfino di fare meno multe dei colleghi milanesi, come se le multe fossero garanzia di efficienza o produttività. Come è bravo il vigile urbano, che firma il certificato medico con una mano…Ecco gridare alla casta, agli intoccabili, ecco Brunetta, l’ex ministro dei tornelli, vestire i panni della Cassandra e ricordare le sue battaglie contro i “fannulloni”. E i vigili romani onesti, quelli che non si mettono in malattia e si dannano l’anima quotidianamente per affrontare una città che in certe ore della giornata è un vero e proprio inferno? Asfaltati. Inesistenti. Scomparsi. O forse trasferiti a Milano, col nebiun e il magone, come Otello Celletti. Mazza che magone che m'è venuto ahò...
La verità è che la storia macroscopica dei certificati di San Silvestro, su cui giustamente si deve procedere all’insegna della “tolleranza zero”, è capitata nel momento sbagliato, ovvero quando in sede di Governo e di Parlamento si sta discutendo se applicare le stesse regole del privato al pubblico impiego. Quale migliore occasione per farli assurgere a prova matematica di assenteismo per tutto il comparto e procedere con lo schiacciasassi nei confronti del settore, senza “se” e senza “ma”? La questione esigerebbe analisi dei diritti e dei doveri complesse, senza mai generalizzare. Anche perché pubblico impiego non è certo sinonimo di fannulloni, come pretende Brunetta. I certificati per malattia (ma questi tipi di statistiche, di per sé, hanno poco senso) sono più numerosi nel comparto privato. Quando alla produttività, provate ad andare in una qualsiasi agenzia delle Poste riformate da Bernabé. Capirete cosa significa lavorare. Eppure Bernabé non ha licenziato alcun impiegato, li ha solo rimotivati. Il pizzardone è diventato uno splendido capro espiatorio per il resto della città, la Roma della Grande Fiacchezza dove i privilegi non mancano tra ministeriali, agenti comunali, fannulloni, faccendieri, raccomandati, membri del generone, flaneur, gazzettieri alla Jep Gambardella e chi più ne ha più ne metta, compresi i medici di base che hanno firmato i certificati di malattia, piacevolmente uniti – anche loro, perché no? - nella condanna dei nuovi untori, i pizzardoni. Che oltretutto so’ pure antipatici, perché, ogni tanto, te fischiano, te fermano e certe vote, se glie gira la capoccia, glie scappa pure ‘na multa.