Ho un figlio di 12 anni che fino allo scorso anno era la mia più grande gioia. Dopo la prima media, però, è cambiato. In tutti i sensi. Cambiato nel corpo, cambiato nel modo di comunicare. A volte risponde con monosillabi, altre volte sembra fare apposta a provocarmi dicendo proprio quelle frasi e facendo quei gesti che io gli dico di non dire e di non fare. Approfitto del tempo a tavola, dandogli istruzioni e raccomandazioni su come si dovrebbe comportare e su quali aspettative io ho nei suoi confronti. Ma lui resta sempre con la testa bassa e, in quel caso, non dice nulla. Mi sembra di parlare con una roccia e il suo silenzio mi lascia molto disorientata. Anche mio marito è un tipo di poche parole, ma lui almeno non mi provoca. Certo che a tavola, averli tutti e due così silenziosi mi sfinisce. GIUDITTA
— Cara Giuditta, in casa avevi un bambino solare e ora invece c’è un preadolescente incupito. Ti piacerebbe ritrovare a tavola e in famiglia l’allegria e la spensieratezza di quel bambino che è invece stato sostituito da un dodicenne imbronciato e provocatorio. Bisogna partire da qui: dalla consapevolezza che quel bambino non tornerà più sulla scena.
A me sembra anche che quel bambino probabilmente si era dato il compito di tenervi tutti allegri, di farvi felici comportandosi proprio come voi vi aspettavate da lui. Ora le cose sono cambiate. Il preadolescente non sente più il dovere di far felici gli adulti, perché per la prima volta è molto impegnato a capire che cosa deve fare per trovare in autonomia la sua felicità. Non puoi dirgli tu come deve fare per raggiungerla. E personalmente intuisco che quel tuo riempire il tempo dei pasti con raccomandazioni e aspettative rappresenti uno degli elementi che vi sta distanziando sempre più. Il suo silenzio probabilmente è un silenzio “rancoroso”.
Se ci pensi bene, per lui quelle “prediche” somministrate al momento dei pasti devono rappresentare una delle cose più difficili da tollerare. Tu approfitti del fatto che lui è lì, obbligato a stare seduto per mangiare e quindi parli, parli, parli. Ma forse per un po’ potrebbe essere molto più utile far parlare il silenzio. Far toccare a tutti i tuoi famigliari che stare in relazione, costruire sintonia e armonia non è un lavoro di cui ti devi occupare tu, ma è un equilibrio che va costruito insieme. Penso che anche tuo marito debba giocare un ruolo molto più attivo in questa fase della crescita di vostro figlio.
Più in generale, dovete riacquisire nel vostro modo di comunicare il giusto valore da attribuire a ciò che si dice e a ciò che non si dice. In questo senso può risultarti davvero utile la lettura de Il linguaggio del silenzio di Ivana Castoldi (Urra Feltrinelli), che in modo competente e suggestivo aiuta a capire che cosa comunica il silenzio nostro e di chi ci vive a fianco