La miglior omelia è quella preparata a lungo ma che dura poco. Non è uno show. Non è una lezione nè una conferenza. Non è neppure «tanto un momento di meditazione e di catechesi, ma è il dialogo di Dio col suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dell’Alleanza».
"Far la predica" è un'esercizio delicato. Importante. Nell'Evangelii Gaudium, papa Francesco dedica ad omelia e predicatori una lunga parte del terzo capitolo: diciotto pagine in tutto, 24 paragrafi, dal 135 al 159. Il perché di tanta insistenza lo spiega lo stesso Jorge Mario Bergoglio. «Mi soffermerò particolarmente, e persino con una certa meticolosità, sull’omelia e la sua preparazione, perché molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie», osserva il Papa. E aggiunge: «L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un pastore con il suo popolo. Di fatto, sappiamo che i fedeli le danno molta importanza; ed essi, come gli stessi ministri ordinati, molte volte soffrono, gli uni ad ascoltare e gli altri a predicare. È triste che sia così. L’omelia può essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita».
D'altronde proprio le omelie, le omelie quotidiane della Messa mattutina di Santa Marta, rappresentano una delle novità più significative di questo pontificato: prediche brevi, efficaci, ricche di immagini che anche la gente più semplice comprende. Non sono scritte. Nascono dal cuore di un uomo che si sveglia attorno alle 4,30 e poi si raccoglie a lungo in preghiera, chino sulla Parola di Dio. Papa Francesco, insomma, indica un cammino lungo il quale lui per primo s'è incamminato, e non da oggi.
L'omelia, suggerisce dunque Bergoglio nell'Evangelii Gaudium, «deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione», deve saper dire «parole che fanno ardere i cuori», rifuggendo da una «predicazione puramente moralista o indottrinante». Papa Francesco sottolinea inoltre l'importanza della preparazione del sacerdote: «Un predicatore che non si prepara non è "spirituale", è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto». Una buona omelia deve «contenere un'idea, un sentimento, un'immagine». La predicazione deve essere positiva perché offra «sempre speranza» e non lasci «prigionieri della negatività». L'annuncio stesso del Vangelo deve avere caratteristiche positive: «Vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna».
Chi predica, annota ancora papa Bergoglio,
deve trasmettere «la sintesi del messaggio evangelico», non «idee o valori slegati. Dove sta la tua sintesi, lì sta il tuo cuore. La differenza tra far luce sulla sintesi e far luce su idee slegate tra loro è la stessa che c’è tra la noia e l’ardore del cuore. Il predicatore ha la bellissima e difficile missione di unire i cuori che si amano: quello del Signore e quelli del suo popolo».