Un'immagine dell'udienza generale di mercoledì 30 marzo. Foto Reuters. Sopra e in copertina: foto Osservatore Romano/Vatican.va
«Rinnoviamo le preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra». Papa Francesco ha il cuore gonfio e al termine dell'udienza generale del mercoledì, arrivato al momento dei saluti finali, tra gli altri si rivolge in particolare ai «bambini ucraini, ospitati dalla Fondazione “Aiutiamoli a vivere”, dall’Associazione “Puer” e dall’ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede», precvisando che con questo saluto torna «anche a pensare a questa mostruosità della guerra; rinnoviamo le preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra».
In precedenza, continuando la riflessione sulla vecchiaia, Jorge Mario Bergoglio aveva parlato di Simeone ed Anna, del loro incontro nel Tempio con Maria, Giuseppe e Gesù Bambino. «Che cosa possiamo imparare da queste due figure di anziani pieni vitalità spirituale?», si domanda il Papa. «Intanto, impariamo che la fedeltà dell’attesa affina i sensi. Del resto, lo sappiamo, lo Spirito Santo fa proprio questo: illumina i sensi. Una vecchiaia che si è esercitata nell’attesa della visita di Dio non perderà il suo passaggio: anzi, sarà anche più pronta a coglierlo, avrà più sensibilità per accogliere il Signore quando passa. Oggi abbiamo più che mai bisogno di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi e capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù. L’anestesia dei sensi spirituali, nell’eccitazione e nello stordimento di quelli del corpo, è una sindrome diffusa in una società che coltiva l’illusione dell’eterna giovinezza, e il suo tratto più pericoloso sta nel fatto che essa è per lo più inconsapevole. Non ci si accorge di essere anestetizzati».
Quest'analisi genera l'invito a coltivare con cura un'umile quanto feconda staffetta tra generazioni: «È tanto importante andare dagli anziani, è tanto importante ascoltarli. È tanto importante parlare con loro, perché avviene questo scambio di civiltà, questo scambio di maturità fra giovani e anziani. E così, la nostra civiltà va avanti in modo maturo. Solo la vecchiaia spirituale può dare questa testimonianza, umile e folgorante, rendendola autorevole ed esemplare per tutti. La vecchiaia che ha coltivato la sensibilità dell’anima spegne ogni invidia tra le generazioni, ogni risentimento, ogni recriminazione per un avvento di Dio nella generazione che viene, che arriva insieme con il congedo della propria».