Il cielo sopra La Troncal è velato da una coltre di nubi. Per
quasi tutto l’anno il sole si intravede appena in questa
cittadina ai piedi delle Ande, nel Sud dell’Ecuador. Fuori
dal centro abitato, la strada taglia campi di canna da zucchero,
coltivazioni di banane, fino alle piantagioni di cacao.
Mezzo secolo fa questa città di 50 mila abitanti, nella
provincia del Cañar, era un villaggio di contadini, desolato,
poverissimo. Poi, alla fine degli anni Sessanta, venne
fondato l’ingenio, lo zuccherificio più grande di tutto
l’Ecuador, e la città cominciò a cambiare forma.
Quando nel 1971 Maria Luisa Cortinovis e Sergio Beretta,
missionari di Ranica (provincia di Bergamo), arrivano qui, hanno
un progetto: fondare una scuola superiore tecnico-professionale,
un istituto dal quale escano tecnici bravi, ma soprattutto
uomini e donne con un’autentica formazione umana e
spirituale.
Maria Luisa e Sergio capiscono che questa terra umile custodisce un
potenziale di sviluppo enorme: lo zuccherificio appena sorto porta
lavoro e immigrazione. C’è bisogno di far crescere professionisti
sul posto. Una scuola per la formazione tecnica è un vantaggio sicuro
per l’intera comunità. Il terreno dove gettare le fondamenta viene
donato dall’ingenio stesso. «Una tempo qui non c’era niente, solo una
distesa di canne da zucchero», spiega la coppia. Oggi, in quel luogo,
sorge un’istituzione di eccellenza che accoglie quasi 760 alunni: il Colegio técnico San Gabriel.
Gestito dall’Asociación San Gabriel, dal 1991 il complesso educativo è
sostenuto dall’Accri, Associazione di cooperazione cristiana
internazionale, con sede a Trieste.
L’Accri è membro di Focsiv - Volontari nel mondo, la più grande
federazione di organismi di ispirazione cristiana per il volontariato
internazionale in Italia, con 70 organizzazioni aderenti e 470 progetti
attivi. In occasione della Giornata mondiale del volontariato indetta
dall’Onu (5 dicembre), Focsiv promuove il premio “Volontario dell’anno”:
un riconoscimento internazionale a chi testimonia ogni giorno l’impegno
cristiano contro ogni forma di povertà e di esclusione. A ricevere il
premio della ventunesima edizione, a Roma, è Maria Luisa Cortinovis. Un
riconoscimento a lei, a Sergio e alla loro famiglia missionaria. «Sergio
e io ci conosciamo fin da ragazzi », racconta Maria Luisa,
«frequentavamo i corsi di formazione per volontari, eravamo impegnati in
parrocchia». Lei è bella, straripante di energia, ribelle e inquieta.
«Non ci pensavo a sposarmi ». Sergio la aspetta con pazienza.
LO SGUARDO VERSO GLI ULTIMI
A unirli è
la comunione di ideali, lo sguardo rivolto
agli ultimi, il senso profondo della
giustizia sociale. Quando partono come
missionari dei Tecnici volontari cristiani,
nel 1968, sono marito e moglie. Prima
meta: Esmeraldas, in Ecuador. Segue
una missione comboniana in Perù.
Il ritorno in Ecuador nasce dall’incontro
con monsignor Gabriel Díaz Cueva,
allora vescovo della diocesi di Azogues.
Nel frattempo, la famiglia si allarga con
l’arrivo dei figli: Diego e Anna Maria.
Entrambi diplomati al San Gabriel, oggi
portano avanti l’impegno dei genitori.
Diego, 41 anni, ingegnere, insegna e si
occupa dell’amministrazione e gestione
dei clienti. Anche sua moglie Teresa
è insegnante oltre che responsabile del
reparto di taglio e cucito.
Anna Maria, 36 anni, è medico chirurgo
e gestisce il Centro medico polispecialistico
“Mons. Gian Luca Rota”
dell’Asociación sin fronteras, una struttura
di assistenza sorta accanto alla
scuola, ma aperta a tutti. «Con l’Accri»,
spiega, «stiamo portando avanti il progetto
“Nascere e crescere in sicurezza rivolto alle donne in gravidanza e alle
neomamme». Anche suo marito, Diego
Alexander, è chirurgo. Dalle due coppie
sono nati quattro splendidi bambini:
Gianluca, Alessandro, Maria Chiara e
Francesco, 8, 6, 4 e 2 anni. Dal 2011 Maria
Luisa, Sergio, Diego e Anna Maria sono
missionari fidei donum della diocesi
di Bergamo.
Il San Gabriel comprende il ciclo della
scuola primaria e la scuola superiore
(tre anni) con quattro specializzazioni:
elettricità, meccanica industriale, elettronica,
scultura e arte grafica (il ramo
scelto dalle ragazze). Gli studenti, in
prevalenza ragazzi, provengono in gran
parte da La Troncal, ma molti anche dai
villaggi vicini, dalle campagne e dalle
zone montuose della Sierra. Per la maggior
parte figli di famiglie modeste,
umilissime, in un Paese dove ingiustizia
sociale e disuguaglianza economica
sono ancora profondamente radicate. A
La Troncal l’ingenio ha portato lavoro,
ma la povertà resta diffusa. La raccolta
della canna da zucchero richiama lavoratori
per sei mesi l’anno, negli altri sei
mesi occupazione e salari crollano.
IL CONTRIBUTO DEI GENITORI
Per offrire a
tutti gli studenti le stesse opportunità,
al San Gabriel non si chiede una retta
fissa, le famiglie pagano una collaborazione
la cui entità varia in base alle
possibilità economiche di ognuna. «Padri
e madri sostengono un colloquio
con i responsabili», spiegano al Consiglio
dei genitori, «e insieme si decide
quanto dare. Non ci chiedono di dimostrare
la nostra condizione, si fidano di
noi. E noi genitori veniamo responsabilizzati:
se la situazione economica cambia,
il contributo può variare, aumentare
anche, se possiamo permettercelo».
Per alcune famiglie la quota è quasi simbolica.
Gli alunni più meritevoli, poi,
possono ottenere borse di studio.
«I contributi delle famiglie coprono
il 20 per cento delle spese», spiegano
Sergio e Maria Luisa. «Per il resto la
scuola si autofinanzia attraverso la vendita
dei prodotti lavorati nei diversi laboratori
». I clienti sono aziende, privati,
scuole, parrocchie in tutto il Paese.
Ci sono poi le donazioni dall’Italia, anche
se queste sono sempre più risicate.
«Di soldi non ne abbiamo mai avuti,
ma non ci sono mai mancati. La Provvidenza
ci assiste sempre».
Al mattino, lezioni in aula per tutti. Nel pomeriggio il lavoro degli
studenti delle superiori ferve nei laboratori:
le ragazze del corso di scultura e arte
grafica lavorano oggetti in vetro e in
ceramica, realizzano mosaici e opere
con materiali riciclati. Nel reparto di
meccanica si sta mettendo a punto un
progetto di maturità: un sistema di recupero
della vernice in polvere, realizzato
con la collaborazione di un’azienda
di Milano. In falegnameria una partita
di scaffalature è pronta per essere inviata
a un’azienda di Cuenca, i banchi saranno
spediti a una scuola religiosa del
centro storico di Quito. «Se sei povero
devi dimostrare più degli altri la tua
competenza», spiega Diego. «Per questo
siamo molto esigenti, chiediamo
agli allievi impegno e sacrificio: vogliamo
fornire loro le armi con cui farsi valere
fuori da qui». Competenza, umiltà,
disciplina, responsabilità.
Il 90 per cento dei docenti è reclutato
fra gli ex allievi. Eugenio Torres, 57
anni, è stato uno dei primi diplomati,
nel 1979, in meccanica industriale: da 35
anni insegna scienze sociali. «Vengo da
una famiglia molto umile, mio padre
era contadino. Quando i missionari sono
arrivati qui esisteva soltanto una
scuola elementare. Eravamo tutti poverissimi,
senza istruzione. Il San Gabriel
è stato la prima scuola superiore di La
Troncal: ci ha dato l’opportunità di una
formazione integrale. Nei primi anni arrivavano
tantissimi studenti adulti». Eugenio
fa anche il cronista sportivo. Ora
a scuola c’è suo nipote di 8 anni: per tanti
il San Gabriel è una tradizione di famiglia.
Molti nuclei familiari, del resto, sono
nati nel Colegio. Come è stato per
Ena Julia Vergara, 37 anni, da 18 insegnante
di arte grafica. Al San Gabriel ha
incontrato suo marito, Carlos, oggi supervisore
allo zuccherificio.
«Noi abbiamo creato la scuola. Ma
siamo semplicemente gli archi dai quali
si librano le frecce», Maria Luisa ama
usare questa metafora. Le frecce sono i
sangabriellini (ex alunni) che continuano
a considerare la scuola come una famiglia.
Quelli che hanno raggiunto incarichi
di responsabilità, come Freddy
Campoverde, che a 27 anni è capo della
manutenzione degli impianti di una distilleria
di alcol a fianco dello zuccherificio.
Quelli che hanno scelto strade diverse
dalla formazione tecnica e hanno
messo a frutto l’esperienza umana al
San Gabriel nelle loro professioni, contribuendo al sostegno della famiglia di
origine, alla crescita e allo sviluppo del
territorio locale e della comunità.
Come Alejandro Salazar, ingegnere
agronomo; a Zhucay, ai piedi della Sierra,
si occupa di una delle principali risorse
di questa terra, il cacao. «Zhucay è la
capitale ecuadoriana del cacao», spiega,
mentre mostra i vivai del Consorzio
dei cacaoteros. «Il 90 per cento della produzione
va all’estero». Gran parte della
sua famiglia è legata al San Gabriel, prima
di lui sua sorella Norma è stata allieva.
«Le conoscenze scientifiche puoi apprenderle
ovunque», dice, «ma i valori
umani solo al San Gabriel».
Don Walter Arizaga è l’unico ex alunno
diventato sacerdote: parroco della
chiesa di San Pablo a La Troncal, ogni lunedì
celebra la Messa al Colegio. E poi
Nancy Molina, che gestisce una cartoleria
in una via del centro con l’aiuto di
sua figlia Nadia, anche lei sangrabriellina,
come gli altri due figli. «E pensare
che il padre di Nancy non voleva che lei
studiasse», ricorda Maria Luisa.
PARI DIRITTI PER UOMINI E DONNE
Per le
ragazze di La Troncal l’accesso alla scuola
superiore è stato un traguardo raggiunto
con enorme fatica. Poco per volta,
però, sono arrivate anche loro. In
Ecuador la cultura maschilista è pregnante,
la vita è ancora dura per le donne.
Rassegnate a essere sottomesse, prima
ai loro padri, poi ai loro mariti.
Ora, però, nel Paese le cose stanno
cambiando: «Sempre più donne hanno
la forza di andare controcorrente», dice
Maria Luisa. Al San Gabriel la parità dei
diritti nel rispetto della diversità è sacrosanta:
per lei è stata una scelta forte,
perseguita con l’aiuto di Sergio. Così,
ad esempio, nel Consiglio degli studenti
è d’obbligo che ci sia una rappresentanza
minima femminile. «A La Troncal
le madri sono eroiche, non hanno
da mangiare, spesso sono sole, ma lottano
perché i figli escano dall’ignoranza
». Perché le figlie abbiano un destino
diverso dal loro. «Qui è l’istruzione che
ti dà una posizione, vali per le tue conoscenze,
il tuo spessore umano e spirituale,
non per il tuo cognome». Le madri
del San Gabriel lo sanno bene. «In questa
scuola siamo tutti uguali», una di
loro parla per tutte, «ricevi quello che
meriti. I sacrifici che oggi facciamo per
i nostri figli sono il miglior investimento
per il loro futuro».