E’ stato uno degli artefici dell’incontro di Lund in Svezia, vertice tra Papa Francesco e la Federazione luterana mondiale per ricordare i 500 anni della Riforma di Lutero. Ma Munib A. Younan, vescovo protestante palestinese e capo della Federazione luterana mondiale si è sempre distinto anche per incoraggiare il dialogo tra le diverse religioni in Terra Santa. A lui va quest’anno il Premio Niwano per la pace, giunto alla s 34esima edizione. Il premio prende il nome da Nikkyo Niwano, che nel 1938 fondò l’organizzazione laica buddhista Rissho Kosei-kai. “In un mondo caratterizzato da leader che cercano di enfatizzare le differenze e l’odio – si legge nelle motivazioni del riconoscimento – il vescovo Younan si è sforzato con coerenza di andare nella direzione opposta. Il suo lavoro sottolinea la pace anziché il potere e l’unità anziché il dominio. Egli incarna le qualità che la fondazione per la pace Niwano apprezza nei leader religiosi e attraverso questo premio tributa un riconoscimento al suo lavoro”. Nato a Gerusalemme nel 1950 da una famiglia di profughi palestinesi, Younan ha firmato nel 2002 la “Dichiarazione di Alessandria” insieme a rabbini, sceicchi e vescovi mediorientali. Nella motivazione si aggiunge che “è stato per decenni un leader religioso esemplare nel suo lavoro verso la riconciliazione e continua a diffondere la sua luce con gentilezza e compassione” e mostrato con il suo lavoro di dialogo, che richiede l’apertura verso l’altro, che è possibile costruire ponti tra posizioni differenti riducendo pian piano le distanze tra musulmani, ebrei e cristiani”. Nykkyo Niwano era stato invitato al Concilio Vaticano II tra gli osservatori delle altre religioni. La prima edizione del Premio nel 1983 erab andata all’arcivescovo brasiliano Helder Camara. Nel corso degli anni sono stati premiati, tra gli altri, il World Muslim Congress, l’organizzazione Neve Shalom/Wahat al-Salam, il cardinale brasiliano Paulo Evaristo Arns, la comunità di Sant’Egidio, il teologo svizzero Hans Kueng, i rabbini di Rabbis for Human RIghts, il principe giordano El Hassan bin Talal.E’ stato uno degli artefici dell’incontro di Lund in Svezia, vertice tra Papa Francesco e la Federazione luterana mondiale per ricordare i 500 anni della Riforma di Lutero. Ma Munib A. Younan, vescovo protestante palestinese e capo della Federazione luterana mondiale si è sempre distinto anche per incoraggiare il dialogo tra le diverse religioni in Terra Santa. A lui va quest’anno il Premio Niwano per la pace, giunto alla s 34esima edizione. Il premio prende il nome da Nikkyo Niwano, che nel 1938 fondò l’organizzazione laica buddhista Rissho Kosei-kai. “In un mondo caratterizzato da leader che cercano di enfatizzare le differenze e l’odio – si legge nelle motivazioni del riconoscimento – il vescovo Younan si è sforzato con coerenza di andare nella direzione opposta. Il suo lavoro sottolinea la pace anziché il potere e l’unità anziché il dominio. Egli incarna le qualità che la fondazione per la pace Niwano apprezza nei leader religiosi e attraverso questo premio tributa un riconoscimento al suo lavoro”. Nato a Gerusalemme nel 1950 da una famiglia di profughi palestinesi, Younan ha firmato nel 2002 la “Dichiarazione di Alessandria” insieme a rabbini, sceicchi e vescovi mediorientali. Nella motivazione si aggiunge che “è stato per decenni un leader religioso esemplare nel suo lavoro verso la riconciliazione e continua a diffondere la sua luce con gentilezza e compassione” e mostrato con il suo lavoro di dialogo, che richiede l’apertura verso l’altro, che è possibile costruire ponti tra posizioni differenti riducendo pian piano le distanze tra musulmani, ebrei e cristiani”. Nykkyo Niwano era stato invitato al Concilio Vaticano II tra gli osservatori delle altre religioni. La prima edizione del Premio nel 1983 erab andata all’arcivescovo brasiliano Helder Camara. Nel corso degli anni sono stati premiati, tra gli altri, il World Muslim Congress, l’organizzazione Neve Shalom/Wahat al-Salam, il cardinale brasiliano Paulo Evaristo Arns, la comunità di Sant’Egidio, il teologo svizzero Hans Kueng, i rabbini di Rabbis for Human RIghts, il principe giordano El Hassan bin Talal.