E' un simbolo di pace e concordia, eppure a volte viene usato come strumento di divisione. Con l'aprirsi dell'Avvento ritornano le polemiche sul presepe nei luoghi pubblici. C'è chi vorrebbe abolirlo, in nome di una laicità intransigente e astorica, ma c'è anche chi, al contrario, pensa di trasformarlo in una bandiera dell'identità culturale. Magari da brandire contro presunte invasioni esterne e minacce di altre religioni.
Sta facendo discutere, in queste ore, una mozione approvata dal Consiglio Comunale di Orbassano, comune di 23mila abitanti alle porte di Torino. Il testo invita le scuole del territorio ad adoperarsi perché nei vari istituti non manchi il presepe. Il tutto in nome della «tutela della nostra cultura e tradizione cattolica». La comunità si è divisa e ne è nato un caso. Alcuni hanno applaudito al provvedimento, altri vi hanno visto una strumentalizzazione, altri ancora una forma di imposizione culturale.
Ora il sindaco, Eugenio Gambetta (centro-destra), che da quasi 10 anni guida il Comune, cerca di smorzare i toni. «Una mozione sottilmente anti-immigrati? Chi afferma questo è un malpensante» si difende «tant'è vero che nel testo abbiamo parlato della presenza di cittadini stranieri come di un arricchimento per la nostra comunità. Semplicemente riteniamo che alcuni valori vadano protetti, perché per le nuove generazioni non sono affatto scontati. E che accogliere non significhi buttar via le nostre tradizioni pensando che siano offensive nei confronti degli altri. Da qui la richiesta alle scuole, perché invoglino i ragazzi a mettere in piedi il presepe».
Ma cosa prevede esattamente la mozione? «Il nostro è un invito, nulla di più» sostiene il Sindaco «Ciascun istituto si comporterà in base alla propria sensibilità».
Secondo il sindaco Gambetta il presepio «non ha solo un significato religioso, ma esprime anche un messaggio culturale di pace, un messaggio che non dobbiamo aver paura di affermare e di mostrare a chi arriva da fuori».
Si cammina su un crinale scivoloso, perché quando la politica fa propri i simboli della religione, c'è il rischio che si riducano a bandiere, perdendo di fatto il loro autentico significato. Vengono in mente le polemiche (a volte del tutto sterili) sui crocifissi nelle aule. Comunque, il sindaco ribadisce: «Nessuna imposizione». E nessun baluardo eretto contro i barbari invasori, anche perché «qui a Orbassano gli stranieri di recente immigrazione sono pochissimi. Abbiamo invece varie comunità “storiche”, ben integrate».