Lavorare nella scuola come Preside o anche come insegnante sta diventando un lavoro pericoloso. E’ di oggi la notizia di un’altra Preside aggredita e malmenata all’interno dell’atrio della scuola che dirige a Milano. E’ solo l’ultima di una serie di aggressioni che nel corso di quest’anno scolastico sono state segnalate dai media. E così 40 capi di istituto hanno scritto una lettera al Ministero dell’Istruzione per denunciare la difficile situazione che sta vivendo il personale della scuola sottolineando, forse un po’ enfaticamente, una situazione da trincea.
Sicuramente il fronte su cui lavoriamo noi insegnanti, e con noi i nostri dirigenti, non è esattamente quello di una guerra, ma i segnali che stanno arrivando da più direzioni nel nostro lavoro quotidiano non sono confortanti. Colloqui con i genitori che a volte finiscono con minacce verbali, consigli di classe aperti in cui si può assistere a violenti attacchi verbali al corpo docente, un contenzioso sempre più frequente con un’escalation di ricorsi al giudice per decisioni, bocciature, debiti, voti in condotta o di una singola disciplina non condivisi dalle famiglie. Bisognerebbe ovviamente andare ad analizzare una per una le situazioni ma è evidente che si è rotto qualcosa sul piano dei rapporti scuola famiglia. In questi ultimi anni si sta assistendo ad una costante perdita di autorevolezza del corpo insegnante con una atteggiamento sempre più critico e poco collaborativo delle famiglie.
Non stupisce quindi che a fronte di questa situazione in Francia siano nate delle polizze assicurative professionali per difendersi dalle minacce di alunni e genitori. Sembra che oltralpe, quest’anno, un insegnante su due abbia sottoscritto una speciale assicurazione dal nome “polizza per i mestieri dell’educazione”, chiamata in gergo dagli insegnanti polizza “anti insulti” o “anti minacce”, contro i rischi derivanti dagli atti incivili di alunni e genitori. E’ triste dover constatare che anche nel mondo della scuola il conflitto sembra ormai non trovare più una composizione nella mediazione, nel buon senso, nelle regole del vivere civile, ma più spesso se va bene nel ricorso ad un giudice e qualche volte purtroppo come nel caso di Milano addirittura passando alle mani.