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sabato 19 aprile 2025
 
ESTERI
 

Un altro prete ucciso in Messico, vittima della narcoguerra

05/09/2021  È l’impotenza il sentimento che rimane vedendo le immagini di padre José Guadalupe Popoca, il sacerdote ammazzato in Messico il primo settembre. Con padre Popoca, parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Galena, che si dedicava all’animazione dei ragazzi nello stato di Morelos, sono già quattro i sacerdoti ammazzati sotto la presidenza di Andrés Manuel López Obrador.

È l’impotenza il sentimento che rimane vedendo le immagini di padre José Guadalupe Popoca, il sacerdote ammazzato in Messico il primo settembre. Con padre Popoca, parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Galena, un uomo che si dedicava all’animazione dei ragazzi nello stato di Morelos, sono già quattro i sacerdoti ammazzati sotto la presidenza di Andrés Manuel López Obrador. Su padre José Martín Guzmán Vega della diocesi di Matamoros, padre Gumersindo Cortés González di Celaya e il francescano fra Juan Antonio Orozco Alvarado, della prelatura del Nayar, non si conosce il motivo degli omicidi nè si sa nulla delle indagini, come non si conosce il movente dell’omicidio di padre Popoca.

Le autorità non scartano l’ipotesi del furto, dato che manca l’auto. Il corpo senza vita di padre Josè, 44 anni, è stato ritrovato nella sua parrocchia nel Morelos, uno degli epicentri della guerra tra le bande dei narcos, intorno alle 10.30. Siamo sul terreno di scontro degli uomini di “El Chapo” Guzmán, uno dei più potenti -capi dei narcotrafficanti del mondo, leader del cartello di Sinaloa attualmente in carcere negli Stati Uniti, e del CJNG, il Cartello di Jalisco Nuova Generazione, il gruppo con cui si contende la rotta per la capitale messicana, Città del Messico, per il transito di eroina e armi.

Il vescovo di Cuernavaca, diocesi a cui apparteneva il sacerdote, monsignor Ramón Castro Castro, voce ferma di fronte a troppi silenzi, ha espresso il proprio dolore in un videomessaggio. Il pastore ha chiesto alle autorità di indagare le ragioni del crimine. Dal 2019 a Cuernavaca una serie di violenze e furti, tra cui una rapina nella parrocchia di Santa Catalina de Siena dove è stato rubato il Santissimo Sacramento, ha fatto aumentare insicurezze e paure, fino a quest’ultimo omicidio. Monsignor Alfonso Miranda Guardiola, segretario della conferenza episcopale messicana, ha chiesto ai sacerdoti di «non perdere la speranza, di continuare con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà, sull’esempio di Gesù Buon Pastore».

Sul web le foto di padre Cheché, come veniva chiamato l’animatore dei Gruppi dell’amicizia, esperienza che lo metteva in contatto specialmente con i giovani, lo ritraggono sorridente, con un’espressione di gioia mentre saluta le persone, o tra la gente. Ucciso con un proiettile alla testa, ma nemmeno questo particolare è dichiarato chiaramente dalle autorità di polizia, in un susseguirsi di rimando ad altre dichiarazioni, è l’ennesima vittima del fuoco incrociato tra i narcotrafficanti di oppose fazioni mentre viaggiava sulla strada che collega a Zacatecas, dal centro al nord del Paese. Nella regione si conta una media di almeno quattro morti ammazzati al giorno, per un totale di 128 al mese.

Il mandato elettorale del presidente Lopez Obrador era partito con “abrazos no balazos” (abbracci invece che pallottole), ma la retorica parola del presidente, atteso messianicamente dai messicani, non è riuscita a ridurre la violenza. Omicidi, sequestri e furti, continuano a crescere. Si contano 11.595 omicidi in quattro mesi del 2021. I dati ufficiali aggiornati dalla Segreteria Esecutiva del Sistema Nazionale di Pubblica Sicurezza (SESNSP) mostrano che lo scorso aprile in Messico sono state uccise 2.857 persone.

Omicidi di vittime collaterali, come quella di padre Josè, sono la conseguenza di uno stato che non riesce a controllare il territorio, del rispetto zero, anche per i religiosi in uno dei Paesi più cattolici del mondo, della politica del terrore che non sembra diminuire mentre chi governa il Messico, distribuisce sorrisi e rassicurazioni in tv, forse perché abituato a una drammatica realtà in cui difensori ambientali, giornalisti, attivisti e uomini e donne di Chiesa, rimangono i baluardi per una civile sopravvivenza.

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