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sabato 22 marzo 2025
 
 

Preti pedofili, chi nasconde cosa

25/05/2012  Padre Luigi Lorenzetti, teologo moralista, risponde ai dubbi dei lettori sulle Linee Guida della Cei sui preti pedofili.

Dopo la pubblicazione delle Linee Guida della Conferenza episcopale italiana per i casi di pedofilia che vedano coinvolti dei sacerdoti, si è sviluppato un ampio dibattito, spesso con polemiche gratuite, sul ruolo dei vescovi. Molte le lettere arrivate a Famiglia Cristiana tra cui anche quella, firmata, che chiede: "Nelle recenti Linee Guida della Chiesa italiana per i casi di pedofilia dei preti è scritto che il vescovo non ha obbligo di denuncia. Ma così non si copre ancora una volta chi si macchia di questi crimini?". Ecco la risposta di padre Luigi Lorenzetti, teologo moralista.


"La Conferenza episcopale italiana ha presentato, il 22 maggio, il documento Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici. L’importante documento richiama anzitutto la legislazione della Chiesa (diritto canonico) che obbliga il vescovo a trasmettere i presunti casi di abusi sessuali di chierici al Tribunale ecclesiastico di Roma. In base al nuovo decreto della Congregazione per la dottrina della fede (2010), il Tribunale ha competenze più allargate rispetto al precedente regolamento (2001); le procedure sono più veloci, si prevede anche la via extragiudiziale o, in casi particolari, il deferimento diretto al Papa. 

Le Linee-guida espongono successivamente i rapporti della gerarchia ecclesiale «con l’autorità civile». Si garantisce di rendere effettiva la collaborazione con le istituzioni civili e penali. Nel caso in cui «siano in atto indagini o sia aperto un procedimento penale secondo il diritto dello Stato, risulterà importante la cooperazione del vescovo con le autorità civili, nell’ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa concordataria e civile».

Si tratta di una collaborazione che non prevede - secondo la legge italiana - l’obbligo della denuncia da parte del vescovo. La denuncia, infatti, spetta alla vittima dell’abuso sostenuta e aiutata anche dall’autorità ecclesiastica nell’intraprendere l’iter giudiziario in sede civile e penale. I giornali hanno enfatizzato il non obbligo della denuncia da parte del vescovo e, così, hanno frainteso e confuso la lettera e lo spirito del Documento. Ancora peggio, hanno  presentato il documento come funzionale e strumentale alla volontà di nascondere e tacere sul chierico pedofilo. Le linee-guida esprimono, invece, l’impegno della Chiesa italiana di stare dalla parte delle vittime, di agire efficacemente nella prevenzione e di assicurare collaborazione con le istituzioni civili e penali".               

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