Cronaca di un trionfo annunciato, alla presenza del Presidente Mattarella, a sua volta applauditissimo. Le ragioni? Macbeth di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave da Shakespeare è un capolavoro straordinario che quattro grandi direttori musicali della Scala hanno già presentato come opera inaugurale della Stagione: Victor De Sabata, Claudio Abbado, Riccardo Muti ed ora Riccardo Chailly; il cast della serata era, come si usa dire, stellare: Anna Netrebko, Francesco Meli, Ildar Abdrazakov e il protagonista Luca Salsi; Davide Livermore, alla sua quarta inaugurazione come regista, è un grande facitori di spettacoli, un uomo di teatro che gioca sulla spettacolarità dell’allestimento. E, non da ultimo: la Scala tornava a inaugurare a capienza piena, dopo l’anno del Covid, e senza le restrizioni degli ultimi dodici mesi (per il momento non richieste, grazie al super Green Pass).
Insomma la Rai (sul cui sito si potrà rivedere lo spettacolo) e le molte televisioni di tutto il mondo hanno potuto mostrare agli appassionati di ogni lingua e nazione che la grande musica è ancora di casa in questo nostro Paese. E i telespettatori non si stenta a credere si siano idealmente uniti all’ovazione finale tributata agli interpreti alla fine della serata (al pari dei 15 minuti di applausi da parte dei giovani sotto i 30 anni della “primina” del 4 dicembre): a parte i dissensi per l’allestimento, forse più adatto alla tv che alla sala. Ovazione per un Riccardo Chailly sempre più in stato di grazia e capace di scavare nella profondità della musica di questo Verdi nuovo e rivoluzionario. Per la “diva” Netrebko, in stato di grazia. E per un Luca Salsi, degno erede dei memorabili Piero Cappuccilli e Renato Bruson, e straordinario cantante-attore, oggi insuperabile in questo ruolo con la guida di Chailly.
Lo spettacolo – ambientato in una metropoli senza nome, così come l’originale è ambientato in una Scozia senza tempo – trasmette al pubblico il senso di angoscia, d’ineluttabilità, e al tempo stesso di fragilità del potere: e le riuscitissime danze - nelle quali Ezralow ha voluto coinvolgere, oltre alle streghe, la Lady e tutti i personaggi – hanno evocato quell’universo di visioni e proiezioni interiori, tanto decisivo in Skakespeare. Quanto al “patria oppressa”, ha ancora una volta confermato la sublimità del Coro scaligero, da quest’anno diretto da Alberto Malazzi.
Solo un neo, a carico della Rai: Milly Carlucci e Bruno Vespa hanno inanellato una serie di gaffe, errori e banalità imbarazzanti. Peccato, perché non sarebbe difficile trovare conduttori più preparati e coinvolgenti.