Misericordia, gioia, missione. Tre concetti intimamente legati. Il secondo e il terzo presuppongo il primo. Il primo, atto gratuito di Dio che dona sè stesso, si specchia negli altri due. Nella prima udienza giubilare del sabato, il Papa ha analizzato questi aspetti della fede. «Non stanchiamoci mai di sentire il bisogno» del perdono di Dio,
ha esordito Joreg Mario Bergoglio di fronte ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, «perché quando siamo deboli la sua vicinanza ci rende forti e ci
permette di vivere con maggiora gioia la nostra fede».
Riprendendo San Giovanni Paolo
II, Francesco ha sottolineato che tra la misericordia e la missione «intercorre uno stretto legame». Come cristiani, infatti, «abbiamo la responsabilità di essere missionari
del Vangelo». La gioia dell’incontro con il Signore, ha aggiunto, deve
spingerci a comunicarla: «La gioia di questo incontro, della sua misericordia: comunicare la
misericordia del Signore… Anzi, il segno concreto che abbiamo davvero
incontrato Gesù e la gioia che proviamo nel comunicarlo anche gli altri.
E questo non è fare proselitismo, questo è fare un dono. Io ti do
quello che mi dà gioia a me!».
Incontrare Gesù, ha soggiunto, «equivale a incontrarsi con il suo
amore», un amore che ci trasforma e «ci rende capaci di trasmettere ad
altri la forza che ci dona». Ha così sottolineato che con il Battessimo
diventiamo tutti “Cristofori” ovvero «portatori della gioia di Cristo,
della misericordia di Cristo»: «La misericordia che riceviamo dal Padre non ci è data come una
consolazione privata, ma ci rende strumenti affinché anche altri possano
ricevere lo stesso dono. C’è una stupenda circolarità tra la
misericordia e la missione. Vivere di misericordia ci rende missionari
della misericordia, ed essere missionari ci permette di crescere sempre
più nella misericordia di Dio».
Dal Papa è dunque venuto l’invito a prendere sul serio l’«essere cristiani»
impegnandosi «a vivere da credenti» perché, ha ribadito, solo così il
Vangelo «può toccare il cuore delle persone e aprirlo a ricevere la
grazia dell’amore, a ricevere questa grande misericordia di Dio che
accoglie tutti».
Francesco ha poi confidato il suo dolore per la morte, dopo una lunga
malattia, di Elvira una sua collaboratrice a Casa Santa Marta: «Vorrei dirvi che oggi il Papa è un po’ triste perché ieri è mancata
una signora che ci aiuta tanto, da anni … Anche suo marito lavora qui,
con noi, in questa casa. Dopo una lunga malattia, il Signore l’ha
chiamata a sé. Si chiama Elvira. E io vi invito, oggi, a fare due opere
di misericordia: pregare per i defunti e consolare gli afflitti. E vi
invito a pregare un’Ave Maria per la pace eterna e la gioia eterna della
signora Elvira, e perché il Signore consoli suo marito e i suoi figli».
Al momento dei saluti ai pellegrini il Papa ha rivolto un pensiero
speciale all’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro: «La vostra presenza mi offre l’occasione di ribadire quanto sia
importante salvaguardare la salute dei lavoratori; e difendere sempre la
vita umana, dono di Dio, soprattutto quando è più debole e fragile».
Ancora il Papa ha salutato i dirigenti e i dipendenti dell’Automobile
Club d’Italia e dell’Atac di Roma, ed ha auspicato «anche un impegno
sempre maggiore per ridurre l’inquinamento» ringraziando «per i servizi
destinati ai pellegrini, specialmente in questo anno giubilare». Infine,
il consueto saluti ai giovani, ai malati e ai nuovi sposi ai quali ha
chiesto di «assumere con impegno generoso» la propria“«missione
coniugale»”.