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martedì 10 settembre 2024
 
Un delitto senza un perché
 

Prime reazioni degli psichiatri sul profilo dell'assassino di Sharon

30/08/2024  Alla notizia che Moussa Sangare, l'uomo in bicicletta inquadrato dalle telecamere, ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni per un raptus improvviso, si alzano le polemiche sulla pericolosità delle persone con disturbri psichiatrici. Il commento della Società italiana di psichiatria: "Se nell’immaginario collettivo quando mancano le apparenti motivazioni di un omicidio ci si abbandona a facili spiegazioni puntando sulla salute mentale dell’assassino, perché la maggior parte dei pazienti psichiatrici non commette reati né mostra comportamenti aggressivi"

Bruno Verzeni, il padre di Sharon, legge un breve comunicato, assieme alla moglie e ai due figli, fuori dalla loro abitazione a Bottanuc
Bruno Verzeni, il padre di Sharon, legge un breve comunicato, assieme alla moglie e ai due figli, fuori dalla loro abitazione a Bottanuc

Non è stata una sopresa per la famiglai di Sharon Verzeni l'individuazione  la confessione dell'omicida della ragazza  a Terno d'Isola, il 31enne Moussa Sangare. Avevano sempre sostenuto che fosse opera di un estraneo, che Sharon e il compagno non avessero nulla da nascondere. Così si è espresso  in un breve comunicato davanti ai gironalisti il padre Bruno affiancato dalla moglie e dagli altri due figli, Melody e Christopher: 

«A un mese dalla morte di nostra figlia la notizia di oggi ci solleva, anche perché spazza via tutte le speculazioni che sono state fatte sulla vita di Sharon e Sergio», E aggiunge: «Vogliamo che l'assurda morte di Sharon non sia vana e provochi una maggiore sensibilità di tutti sul tema della sicurezza del nostro vivere. Ci affidiamo a Dio, per aiutare noi e Sergio a convivere con il nostro dolore e con il pensiero di quello che nostra figlia ha subito in questi momenti». 

 

 

Il cartello che annuncia l'arrivo a Susio, il paese  dove viveva il cittadino che ha confessato l'omicidio di Sharon Verzeni, Moussa Sangare,  dopo aver ricevuto una denuncia per maltrattamenti da sua madre e sua sorella.
Il cartello che annuncia l'arrivo a Susio, il paese dove viveva il cittadino che ha confessato l'omicidio di Sharon Verzeni, Moussa Sangare, dopo aver ricevuto una denuncia per maltrattamenti da sua madre e sua sorella.

E sono subito partite altre illazioni sulla pericolosità sui soggetti con disturbi mentali, assimilati a potenziali assassini. «È presto per parlare di una eventuale diagnosi psichiatrica in questo caso, e tantomeno per decidere quale possa essere» spiega la presidente Società italiana di psichiatria (SIP), Liliana Dell’Osso  «Anche se le prime ricostruzioni riguardo ai fatti non possono escluderla, cosi come le pregresse violenze in famiglia. Andrebbe approfondito il contesto ambientale e umano della vicenda, nonché le condizioni di possibile alterazione causata dall’uso di sostanze stupefacenti. Certamente saranno predisposte analisi e perizie psichiatriche nei prossimi giorni, ma quello che ci tengo a sottolineare, oggi, è un’altra cosa. Rifugiarsi nella giustificazione del (possibile) disturbo psichiatrico, in casi come questi, è qualcosa che danneggia gravemente i nostri pazienti, alimentando pregiudizi ingiustificati, perché la maggior parte dei pazienti psichiatrici non commette reati né mostra comportamenti aggressivi».
«La malattia mentale raramente esordisce con un omicidio» aggiunge Emi Bondi, presidente uscente SIP «ha una serie di sintomi preliminari, di segnali che ci sono prima e hanno un loro decorso che raramente porta a comportamenti aggressivi. Il precedente della violenza in famiglia va verificato e può aiutare. Si tratta comunque di capire la reale motivazione che ha portato l’assassino a uccidere Sharon Verzeni. Anche i serial killer hanno motivazioni che li portano a fare delle scelte. Tutte condizioni da approfondire e che in questo momento non sappiamo. Non bisogna mai fermarsi all’apparenza e alle dichiarazioni rese al momento dell’arresto».
«Con la corsa alla giustificazione psichiatrica, inoltre, si restituisce l’impressione che la malattia mentale costituisca una condizione di diversità intrinseca, una linea di demarcazione che le persone trovano rassicurante, perché permette loro di prendere le distanze dall’evento» conclude Dell’Osso. «Si tratta di un atteggiamento divisivo e profondamente errato, poiché la gamma delle possibili esperienze umane resta la stessa per tutti, indipendentemente dai disturbi mentali, con gli stati clinici e non che si distribuiscono in un continuum.  Nessuno è escluso, immune o tantomeno superiore a nessuna esperienza psichica. Scriveva Terenzio: Homo sum, humani nihil a me alienum puto. ovvero  Nulla che sia umano mi è estraneo.

 
 
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