Mio marito mi critica in tutto quello che faccio, non ne posso più. Non gli va mai bene niente. Abbiamo due maschietti di 7 e 5 anni, ma non possono andare a giocare col cuginetto di 6 (molto maleducato, a dire il vero) che abita di sopra «perché quello me li rovina» (parole sue); in cucina fa l’ispettore: critica perfino la padella con la quale faccio saltare la pasta avanzata, critica come metto a letto i bambini perché sono «troppo permissiva». Insomma, non ne posso più! SILVANA—
È proprio una lettera disperata la tua, cara Silvana: tu descrivi un marito... persecutore, che non solo non ti apprezza ma che è disposto a “bocciare” ogni tuo atteggiamento, ogni cosa che fai e – cosa davvero dolorosa – critica la tua gente, dopo aver accettato di abitare nell’appartamento che tuo padre – muratore – ha costruito per ciascuna delle sue figlie.
E tu percepisci il suo rifiuto, la sua condanna, non solo rivolta a “come sei tu” ma anche a come è fatta la tua famiglia, di cui riconosci tanti limiti, ma che tu difendi con tutta te stessa. Sai, mi viene in mente che potresti fargli leggere la tua lettera e la mia risposta, dicendogli che aspetto posta da lui, perché anche lui avrà le sue “buone ragioni”; e io aspetto che me le racconti. Sai, a volte succede. Intanto accolgo il fatto che tu abbia trovato il coraggio di scrivere alla “Posta del cuore”: ciò significa che non sei al capolinea, come dici, anzi custodisci in fondo al cuore tanta speranza.
Altrimenti gli avresti già detto: se non sopporti né me né il mio mondo, sii coerente, ti aiuto a fare la valigia. Cioè, gli avresti messo l’alt. Magari avresti potuto chiedere aiuto al parroco (che vi vede sempre in chiesa, tu dici, perché tuo marito è molto religioso) o a un consultorio, quello che però senz’altro non puoi fare è lasciarti accecare, lasciarti distruggere. Forse potresti alzarti una mattina e dirgli con aria un po’ ironica: «Oggi ti permetto solo una critica e ti prometto che la ascolterò; la seconda non sarà ammessa per oggi!». Forse lui non sa che tu puoi alzare la testa, forse lui non ha ancora scoperto la tua dignità. Non hai bisogno di piangere, gridare o insultare. Non mollare, non abbassarti al suo livello (i vostri figli non hanno bisogno di urla), piuttosto comincia a credere in te stessa. E cerca aiuto: un consultorio familiare ti può dare una mano!