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martedì 17 settembre 2024
 
 

Processi e cittadini, tutto già visto

19/06/2013  Cittadini come i giacobini, devoti al caro leader come i nord coreani, amanti del popolo come i comunisti. Chi sono davvero i grillini?

Dove l’ho visto, dove l’ho visto? C’è qualcosa di nuovo anzi d’antico, direbbe il poeta, in questo furore processuale dei grillini. Intanto, quel volersi chiamare “cittadini”, che fa tanto rivoluzione francese ma quella dei giacobini, che facevano viaggiare la ghigliottina ch’era un piacere. E che coi Vandeani, contadini gettati sul lastrico dalla decisione d’introdurre la leva obbligatoria e quindi infiammati dalla giusta rabbia del popolo affamato, usarono mano decisamente pesante: più di 30 mila morti in uno dei primi tentativi di genocidio dell’evo moderno.

Credere, obbedire, cliccare

E poi, naturalmente, il culto della personalità, la devozione al caro leader, l’obbedienza assoluta a Beppe Grillo, l’uomo che ha creato il Movimento ma soprattutto ha creato la professione del grillino, come non manca loro di ricordare (o di far ricordare dai fedelissimi) quando qualcuno, come l'infelice senatrice Gambaro o la pericolante deputata Pinna, prova ad alzare la testa. Per funzionare al meglio il suddetto culto dev’essere spontaneo: sono i cultori ad offrirsi al Moloch, mica lui a pretenderlo.
Nemmeno Stalin e Mao chiedevano alcunché. Nessuno dei loro testi contiene il minimo accenno a riverenze e inchini (e nessun accenno troverete in proposito nel Codice di comportamento degli eletti del MoVimento 5 Stelle in Parlamento, sul sito di Beppe Grillo), ma i sudditi si piegavano in quattro (i grillini fanno i sit in), amici e parenti si denunciavano tra loro (anche i grillini) e la voce fuori dal coro era sempre quella del nemico del popolo (anche la Gambaro e la Pinna, pare). Per loro, il processo. Quella cosa in cui, come scriveva il perfido Ambrose Bierce, “si entra maiali e si esce salsicce”. Il famoso tritacarne mediatico che Grillo detesta ma che organizza volentieri per i “compagni che sbagliano” prodotti dal suo Movimento.
Anche il perdono funziona, anzi: è l'arma più affilata. Miracolata da una telefonata del Capo, la Pinna non sarà processata. Non adesso, almeno. Un colpo di teatro che solo i grandi dittatori possono permettersi. Lo fece Stalin con Mikhail Bulgakov, autore dello splendido Il Maestro e Margherita: era la stagione delle grandi purghe, lo scrittore si aspettava la deportazione, giunse invece (18 aprile 1930) la fatale telefonata. Era il giorno dopo i funerali di Majakovskij, autore di un perfetto suicidio di regime.

Diceva Fanfani...

  

E per finire, rullo di tamburi, POPOLO, ecco l’altra parola magica. La volontà del popolo, il presidente del popolo (il rispettabilissimo Rodotà, con i mille e rotti consensi raccolti in Rete), l’interesse del popolo. Diffidare, diffidare sempre di coloro che abusano della parola “popolo”. Partono dal popolo e finiscono per sedercisi sopra. Ricordare invece, quanto diceva il frizzante Amintore Fanfani: “L’opinione pubblica è qualcosa a cui si richiamano soprattutto i politici che non hanno un’opinione propria”.    

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