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domenica 02 aprile 2023
 
Giustizia negata
 

Eternit, certi reati non scadono

20/11/2014  Va in prescrizione il processo che riguarda 2.200 morti per amianto.Un caso di giustizia negata, un problema della nostra giustizia. La legge ex Cirielli ha peggiorato la situazione. E intanto quasi 400 processi al giorno muoiono così, senza sentenza.

Il procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello nella sua requisitoria lo ha detto chiaramente: «Per me l'imputato è responsabile di tutte le condotte che gli sono state ascritte». Ma, dovendo segnalare il calcolo della avvenuta prescrizione, ha continuato: «il giudice tra diritto e giustizia deve sempre scegliere il diritto». Per poi constatare amaramente: «La prescrizione non risponde a esigenze di giustizia ma ci sono momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte». Una drammatica dichiarazione di impotenza.

Siamo alle battute conclusive del cosiddetto processo Eternit - 2.200 morti e 700 malati per contaminazione da amianto negli stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli - che ha condotto all'annullamento della condanna a 18 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato per disastro ambientale, da parte della Corte di Cassazione per intervenuta prescrizione.  

Il problema qui non è, come hanno affermato le prime voci necessariamente emotive di vittime e sindacati, se la richiesta del Procuratore fosse o meno scandalosa. Se il calcolo è esatto - e la Corte ha verificato che lo era -  il procuratore  non può fare diversamente che obbedire alla legge, solo su quel metro la richiesta può essere valutata.

Ciò non toglie che una prescrizione chiesta così - in termini di drammatico dissenso - pone in tutta evidenza un tema cruciale per la giustizia italiana: l’esigenza di una riforma della prescrizione che, secondo un meccanismo sconosciuto ai sistemi processuali stranieri, in Italia corre inesorabilmente fino al terzo grado di giudizio, mandando in fumo ogni giorno quasi quattrocento processi già in corso, tante volte già celebrati per la gran parte, in questo caso fino alla fine. Ricordate la sentenza Mediaset, è stata acciuffata l’ultimo giorno utile in sezione feriale.  

Fatta salva l'anomalia italiana, la prescrizione non è un male in sé ma un istituto necessario.  Fa sì che l’azione penale non possa durare all’infinito e che si eviti di intasare la giustizia celebrando processi per reati che, in ragione del tempo intercorso, la società e lo Stato non hanno più ragione di perseguire, dal momento che è venuto meno l’interesse a punire una certa condotta e al reinserimento sociale di chi l’ha commessa. Che senso avrebbe processare un nonno di famiglia, nel frattempo diventato irreprensibile, per un furtarello di poco peso commesso in gioventù?  

Ovviamente il tempo della prescrizione è commisurato alla gravità del reato – e in particolare al calcolo della pena prevista dal codice penale ­–: e qui si potrebbe discutere del fatto che un reato come il disastro ambientale, che ha effetti tragici sulla salute delle persone a lunga scadenza, si possa prescrivere

In ogni caso la dichiarazione di impotenza del procuratore Iacoviello merita una riflessione seria. Anche perché non solo un processo senza sentenza è una resa e un costo - economico e sociale - , ma una prescrizione concepita com’è ora, soprattutto dopo l’entrata in vigore della legge nota come ex Cirielli che l’ha accorciata sensibilmente per gli incensurati, si traduce nei fatti in un incentivo, per imputati e avvocati, a tirare in lungo il processo, soprattutto a vantaggio di chi, avendo poche speranze di assoluzione e buone disponibilità economiche per lunghe difese, ha interesse a intralciare affinché la sentenza non arrivi mai. 

La prescrizione ovviamente esiste anche nei sistemi penali di altri Paesi, ma di norma si ferma quando comincia l’azione penale o, comunque, all’inizio del processo. In Italia invece continua a galoppare non solo durante il processo e dopo la sentenza di primo grado, ma anche durante l’appello e dopo. Si ferma soltanto il giorno in cui la Cassazione mette il punto sulla sentenza definitiva. Sempre che non sia troppo tardi, come troppe volte accade.

Da quando la legge ex Cirielli è in vigore (2005) sono in molti – magistrati compresi – a chiedere al legislatore di porre fine a questo paradosso che mina la fiducia nella giustizia e non ripara i torti inferti alle vittime e alla società. Il caso Eternit, con il suo immenso carico di dolore, ci ricorda che sarebbe tempo, con preghiera di farlo scrivendo norme semplici e chiare anche per evitare che si riformi inutilmente o in peggio, come pure troppe volte in materia penale è accaduto.   

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