Cara professoressa, quest’anno che mia figlia va alle medie, per la prima volta nella vita ho accettato di candidarmi come rappresentante di classe e sono stata eletta insieme ad altre due mamme. Ho affrontato una serie di problemi legati soprattutto all’organizzazione, in particolare in occasione delle assenze dei docenti. Quando un professore manca, infatti, gli alunni si ritrovano con le loro sedie in mano pronti a spostarsi in altre classi anche in piani diversi dell’edicio. Mi sono state raccontate le vicende più disparate: docenti delle classi accoglienti che si riutano di ospitare i ragazzi divisi, gruppi di alunni a volte in sosta nei corridoi, classi con professori presenti stracolme di ragazzi che provengono dalle altre aule. È una cosa possibile? Non è un rischio per la sicurezza, non lede il diritto allo studio? Ci sono soluzioni?
MARCELLA
— Cara Marcella, ciò che racconti è prassi ordinaria in molte scuole del Belpaese, soprattutto nei periodi in cui si concentrano i picchi influenzali. L’articolo 2048 del Codice civile dice che il docente è responsabile degli alunni che gli vengono affidati, quindi delle proprie classi. Non lo dovrebbe essere invece degli alunni di classi altrui, dei quali semmai dovrebbe occuparsi il dirigente scolastico prevedendo da inizio anno il modo di sostituire il professore assente. Anche per i presidi, però, è un bel problema: da una parte c’è stata la legge (133/2008) che ha introdotto il maestro unico o prevalente alle elementari e ha eliminato le poche ore a disposizione esistenti per alcune discipline, serbatoio al quale si attingeva per le supplenze; dall’altra la quantità annuale di risorse destinate alla scuola per le ore eccedenti è ridotta e non risultano utilizzabili per il primo giorno di malattia del docente le risorse per le supplenze lunghe, poiché occorre del tempo per ricercare il supplente. Che fare dunque? La soluzione più semplice per i dirigenti è appellarsi al buon senso: far viaggiare gli alunni, sedie in mano, da una classe all’altra in cerca di un prof che li accolga. Scaricando però su chi sta al di qua della cattedra responsabilità penali e patrimoniali aggiuntive. Ecco perché alcuni insegnanti prima di accettare alunni altrui in aula chiedono al dirigente scolastico un ordine di servizio scritto in assenza del quale rifiutano l’accoglienza. A repentaglio, come scrivi, è poi la sicurezza dei ragazzi e soprattutto il loro diritto allo studio. Qualche soluzione pratica, per la verità, ci sarebbe: per esempio ridurre la durata oraria, con ore da 55 o 50 minuti, per convertire i minuti così recuperati in ore di supplenza. Ma è scelta, libera, del collegio dei docenti. L’obbligo, invece, dovrebbe essere un altro: aumentare, dall’alto, le risorse economiche destinate a risolvere il problema.