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venerdì 08 novembre 2024
 
 

E i prof non ci stanno più

11/10/2012  Non c'è pace per la scuola italiana: dopo gli studenti, tocca ai docenti scioperare contro una situazione confusa e penalizzante. Che punta sempre e solo sui tagli.

Non c’è pace per la scuola italiana. Dopo le manifestazioni degli studenti (e i relativi scontri con le forze dell’ordine) di venerdì scorso, domani (venerdì 12 ottobre) la protesta riguarderà i docenti. Si tratta di uno sciopero generale proclamato dalla Flc-Cgil, che – prevedono dal maggiore sindacato della scuola – vedrà l’adesione di un numero molto alto di docenti.

Contratto scaduto e carriera bloccata. Docenti che hanno parecchie ragioni per protestare: il contratto, scaduto nel 2009, che, a causa delle misure di contenimento della spesa pubblica varate dal precedente Governo, non verrà rinnovato prima del 2014; il blocco, per lo stesso motivo, degli scatti di anzianità; la situazione incerta di migliaia di precari, i quali vedono la prospettiva di una stabilizzazione ancora più lontana a causa del concorso a cattedre fortemente voluto dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. A ciò si aggiungono poi ulteriori problemi. Alcuni di ordine generale, come per tutti gli statali la perdita, in 5 anni, di circa 6 mila euro in busta paga (sempre per i blocco dei contratti). Altri che interessano in maniera specifica i lavoratori della scuola.  

Professori inidonei e senza stipendio.
È il caso dei docenti dichiarati “inidonei” all’insegnamento per problemi di salute. Maestri e professori (sono in tutto 3.500, poco più del per cento del totale dei docenti) che in questi anni sono stati utilizzati nelle scuole per servizi di supporto alla didattica, come ad esempio la gestione delle biblioteche di istituto o la conduzione di progetti sperimentali. A causa delle loro condizioni psico-fisiche, non potevano fare lezione in classe, ma svolgevano comunque un lavoro importante. Ora la cosiddetta spending review ha deciso il loro passaggio automatico ai ruoli Ata (assistenti tecnico amministrativi, cioè il personale di segreteria), snaturando così la loro professionalità di docenti.

Un altro problema contingente riguarda 10 mila insegnanti in tutta Italia, immessi in ruolo il 1° settembre, che non hanno ancora percepito lo stipendio. E al momento sembra che il blocco – che ha cause tecniche legate alle gestione delle comunicazioni telematiche tra il ministero dell’Istruzione e quello del Tesoro – sia destinato a permanere anche per il mese di ottobre. Insegnanti che quindi stanno lavorando gratis.  

Aumento dell’orario di lavoro?  E proprio poche ore fa, nella giornata in cui i lavoratori della scuola si trovano a riflettere per decidere se scioperare o no, è filtrata la notizia che nella legge di stabilità è previsto un aumento di 6 ore dell’orario settimanale di insegnamento dei professori della scuola secondaria. Ovviamente a parità di retribuzione. Una notizia alla quale hanno subito reagito molto duramente le principali sigle sindacali, poiché nella bozza della manovra finanziaria a loro sottoposta nei giorni scorsi non c’era traccia di tale provvedimento.

Insomma, mentre va dato atto a questo Governo (e al ministro Profumo) di aver avuto sulla scuola alcune buone idee (come l’informatizzazione della burocrazia e la rimessa in moto della macchina del reclutamento dei docenti), si ha però l’impressione che ai proclami non seguano i fatti. Ovvero lo stanziamento di risorse adeguate. Al di là delle parole, l’obiettivo reale appare sempre lo stesso: tagliare e risparmiare. Con la spending review si è voluto prevedere anzi un taglio dei fondi per la scuola di 200 milioni di euro. Ma è difficile mettere in atto riforme efficaci senza investimenti significativi.

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